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Roma, gettò il figlio neonato nel cassonetto: “Assolta perché il fatto non sussiste”

I giudici avrebbero accettato la tesi definitiva della difesa di Marika Severini secondo cui il piccolo sarebbe morto per cause naturali pochi istanti dopo essere venuto alla luce

Era stata accusata per omicidio volontario e occultamento di cadavere, ma oggi i giudici l’hanno assolta perché il fatto non sussiste. Si tratta di Marika Severini, la venticinquenne che dopo aver nascosto per mesi la gravidanza ai familiari, partorì a casa e uccise il figlioletto. Girò per quasi 20 ore con il neonato chiuso in una busta di plastica, poi lo gettò in un cassonetto dietro al reparto di ginecologia dell’Ospedale San Camillo. Una storia tragica e assurda, oggi giunta ad una svolta inaspettata. La giovane è stata assolta dall’accusa di omicidio volontario dai giudici della terza sezione della Corte d’Assise di Roma, secondo cui il fatto contestato alla Severini non sussiste. Per la motivazione della sentenza si dovrà però attendere 90 giorni. Tuttavia il tribunale avrebbe già accettato la tesi definitiva della difesa della donna, che ha più volte asserito che il piccolo sarebbe morto per cause naturali pochi istanti dopo essere venuto alla luce. I fatti risalgono al mese di marzo del 2013, quando la 25enne aveva lasciato la casa dei genitori per trasferirsi dalla sorella, alla Magliana. E a loro aveva nascosto la gravidanza e di aver dato alla luce il figlio concepito con un uomo con cui aveva già chiuso i rapporti.

Segnalata alla polizia dagli operatori dell’ospedale, la donna avrebbe raccontato che il bimbo era nato morto, e in preda all’agitazione, lo avrebbe messo in una busta della spesa. Avendo partorito alle 5 del mattino si era poi addormentata, e una volta sveglia si sarebbe recata prima dal padre e poi a casa di un’amica per cercare conforto. Marika Severini da quel tragico episodio del 2013 ha portato a termine un’altra gravidanza, ma la piccolina, dopo tre mesi di vita, le è stata tolta in via precauzionale dal tribunale dei Minori di Roma. La bimba è stata quindi affidata ad una struttura che accoglie bambini e neonati sottratti ai genitori o senza famiglia.

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