“Salva Banche” entra in vigore: Milano Finanza stila la lista delle banche più affidabili

Milano Finanza, dopo il decreto “Salva Banche”, stila la classifica delle banche sicure. Le migliori sono quelle che non rendono prestiti, prime banche Fineco e Mediolanum assieme a Valtellinese, Bper e la Bipiemme

"Salva Banche" entra in vigore: Milano Finanza stila la lista delle banche più affidabili

A partire dal 1° gennaio entrerà in vigore il decreto “Salva Banche” con nuove regole per poter aiutare gli istituti di credito in rosso, come voluto dalla comunità europea. Stiamo parlando del cosiddetto bail-in: un’operazione economica in cui non è più lo Stato a rimetterci soldi, ma chi ha investito nelle banche puntando alle aziende finanziarie più rischiose e che, secondo le nuove norme, ne devono sostenere le conseguenze prima di tutti. Tra questi troviamo gli azionisti, chi possiede titoli subordinati (bond in primis), gli obbligazionisti e anche i correntisti che hanno depositato più 100 mila euro. Dunque, con questa situazione critica, Milano Finanza ha voluto stilare una lista, aggiornata al 30 settembre c.a. (o al 30 giugno c.a. per gli istituti che non hanno rilasciato la terza trimestrale), per definire quelle banche in cui gli italiani possano mettere in mano i propri risparmi. Questi dati sono stati compilati usando come criterio il valore “Cet I ratio”, dall’inglese “Common equity tier 1”, rapporto basato tra il capitale ordinario versato e l’attività basata sul rischio. Più questo indicatore è elevato, maggiore dovrebbe essere la solidità dell’istituto di credito nell’affrontare eventuali scenari negativi avendo un maggiore “cuscinetto” di garanzia. Se tra i due valori risulta esserci equilibrio, la banca in questione risulta essere la migliore candidata. Tuttavia dalla lista, che elenca le banche italiane più impiegate assieme ai dati relativi al Cet I ratio e il confronto con il ratio alla stessa data del 2014, si evince che nella quasi totalità dei casi il valore in questione è superiore a quello suggerito dalla Bee e del limite minimo fissato dal Comitato di Basilea, cioè il 7%.

Le banche del “non rischio”: private bank e l’Ifis – Basandosi su questo criterio, sono risultate essere migliori le banche specializzate nel private bank, ossia di finanze private. Un esempio può essere la Banca Finnat e la Banca Profilo: entrambe le due banche fanno parte di quella categoria di credito cooperativo che hanno, come attività principale, la gestione del portafogli di un solo cliente e non tratta mutui o prestiti a famiglie o a imprese e che quindi corrono meno rischi. Meno intuitivo, anzi quasi sorprendente, è la Banca Ifis, l’istituto guidato da Giovanni Bossi specializzato nell’acquisto pro-soluto di crediti commerciali (factoring), ma che da qualche tempo sta puntando molte carte sulle attività dei crediti in sofferenza. Si tratta quindi di una banca che, del rischio di credito, ne fa il suo business.

Valtellinese, la Bper e la Bipiemme banche migliori tradizionali – Per quanto riguarda le banche più tradizionali, ai vertici della solidità troviamo il Credito Emiliano e Intesa Sanpaolo, con Cet I ratio del 13,7 e del 13,4%. Anche molte banche popolari hanno un buon punteggio: prime fra tutte il Credito Valtellinese, la Bper, la Bipiemme e la Sondrio, anch’esse con livelli del Cet l ratio ben superiori a quanto richiesta dai tecnocrati di Eurotower di Daniele Nouy. Seguono la Fineco, Banco di Sardegna e Mediolanum, Banca Intesa e Ubi Banca con un margine molto ampio rispetto alle richieste di Francoforte. Banca Intesa vanta un 13,40% rispetto al 9,50% della Bce e la Ubi è in salita rispetto al 2014, dal 9% al 13%. Per quanto riguarda le banche definite “peggiori” secondo i suddetti criteri, troviamo la banca Popolare di Vicenza con il 10,25%, seguita dalla Veneto Banca che lo scorso giugno aveva raggiunto un Cet I ratio dell’8,37%, molto al di sotto della norma. Più o meno lo stesso valore hanno raggiunto la Popolare di Cividale, che già da un paio d’anni è nel mirino degli ispettori del Palazzo Koch, e la Cassa di Risparmio di Cesena. E non è l’unico istituto di credito che ha riportato un Cet I ratio più basso rispetto 2014. Anche la Banca di Asti si ferma al 9,98% rispetto al 10,70% dello scorso anno con la banca di San Miniato, Ravenna e Parma. Risultati tutti piuttosto negativi rispetto al 2014, che sta caratterizzando molti istituti cooperativi minori che non sono in lista.

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