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Salvini: “Serve un tetto agli alunni stranieri nelle classi, altrimenti non è buona scuola”

Il leader della Lega commenta a ‘Porta a porta’ il caso delle due classi a Brescia composte unicamente da bimbi stranieri: «Lo Stato deve garantire l’inserimento di alcuni alunni immigrati tra quelli italiani, altrimenti ci saranno scuole ghetto dove i genitori dei bambini italiani scappano»

«Serve un tetto agli alunni stranieri nelle classi». A dirlo è Matteo Salvini che, intervenuto nella trasmissione di Bruno Vespa “Porta a porta”, ha commentato il caso delle due classi di prima elementare a Brescia composte unicamente da studenti stranieri. Il leader del Carroccio si è schierato a favore di una norma in grado di stabilire il numero massimo di ragazzini stranieri in aula: «Nella scuola un tetto ai bimbi di nazionalità straniera in classe insieme ai bimbi italiani va messo», in caso contrario «non è buona scuola». «Se ci sono delle scuole ghetto dove i genitori dei bimbi italiani scappano, è perché lo Stato deve garantire l’inserimento di alcuni bimbi immigrati» tra quelli «italiani», ha proseguito il segretario della Lega. Anche le maestre dell’istituto, la scuola Manzoni di Brescia, ammettono che sarà molto complicato lavorare in queste condizioni. Alcuni di loro «non parlano la nostra lingua», dunque è chiaro «che in queste situazioni l’insegnante svolge un ruolo diverso rispetto a quello tradizionale. È educatore, psicologo e dopo insegnante», ha spiegato una di loro. Dall’Ufficio scolastico provinciale ammettono che è la prima volta che si presenta una situazione simile a quella di Brescia. Le due classi sono formate da piccoli stranieri provenienti da Cina, Sri Lanka, India, Pakistan, Moldavia e Filippine. Molti di loro sono arrivati in Italia solo da pochi mesi e sarà difficilissimo farli integrare nel Paese dal momento che non avranno compagnetti italiani in classe. «L’unica soluzione – spiega il dirigente Mario Maviglia – sarebbe quella di unire le scuole del centro città, dove il numero di stranieri è elevato, sotto un unico istituto». Tutto ciò in modo «da permettere ad un preside di evitare classi di questo genere».

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