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“Stanze dell’amore” in carcere, è proposta di legge. Ma la Lega attacca: “Diventeranno bordelli”

La proposta di legge realizzata da Alessandro Zan è volta a concedere ai detenuti il diritto all’affettività in carcere e soprattutto alla dignità. La Lega va all’attacco: «Ennesimo delirio del Pd, così il carcere diventerà un bordello». Ma in gioco c’è la famiglia: «Non possiamo causare ulteriori sofferenze a chi non ha colpe»

D’ora in avanti i familiari dei detenuti potranno far visita ai loro cari in locali a prova di privacy, senza controlli visivi e auditivi. Succederà una volta al mese, fino ad un massimo di 24 ore, dove moglie, figli, amici e genitori potranno relazionarsi col familiare in carcere, scambiarsi tenerezze e affettuosità. Si parla di diritto all’affettività, e quelle che dovrebbero realizzare, qualora la proposta di legge ricevesse l’ok della Commissione Giustizia, sono le “stanze dell’affettività familiare”, “stanze dell’amore”, dove i detenuti possono vivere appunto le loro affettività lontano da occhi indiscreti. Lo prevede la proposta di legge sulle relazioni affettive dei carcerati che approderà in commissione Giustizia oggi, martedì 3 novembre, con l’ottimismo del deputato ex Sel e oggi Pd Alessandro Zan, il quale ha già riferito che la proposta ha l’ok del ministro Orlando e c’è un accordo politico. La Lega però è assolutamente contraria e promette battaglia. Nel testo si legge che «la proposta è tesa a garantire il diritto all’affettività in carcere inteso in senso ampio: dalla sessualità, all’amicizia e al rapporto familiare. Un diritto all’affettività che sia, prima di tutto, diritto ad avere incontri, in condizioni di intimità, con le persone con le quali si intrattiene un rapporto di affetto». E ancora: «I detenuti e gli internati hanno diritto a una visita al mese della durata minima di 6 ore e massima di 24 ore con le persone autorizzate ai colloqui». A porre la firma sulla proposta di legge in questione già 20 politici, adesso toccherà alla commissione decidere sulla concessione ai detenuti del diritto all’intimità, un diritto che in altri paesi europei è già legge, un diritto di civiltà necessario per non intaccare la dignità delle persone, già costrette alla privazione della libertà, e per non punire anche i familiari dei detenuti, che loro malgrado sono costretti a interrompere bruscamente i rapporti di affetto e quotidianità con i carcerati.

La Lega sul piede di guerra: «Ennesimo delirio targato Pd che trasformerà il carcere in un bordello» – Oggi in commissione Giustizia ci sarà anche un collegamento via Skype con alcuni detenuti del carcere di Padova che porteranno le loro testimonianze, e parleranno in videoconferenza anche una figlia e la moglie di un detenuto che racconteranno proprio dei loro disagi e delle difficoltà di relazione in carcere. È la prima volta che detenuti che stanno scontando la pena in una sezione di alta sicurezza potranno essere ascoltati in Parlamento. Ma sulla proposta di legge di Zan è già polemica. Ad andare all’attacco è Nicola Molteni della Lega Nord, che su Facebook ha spiegato come in questo modo il carcere verrebbe trasformato in un bordello. «Ennesimo delirio targato Pd: stanze per il sesso in carcere per allietare i detenuti. In pratica il partito di Renzi vuole trasformare le galere in veri e propri bordelli. Anziché calendarizzare la nostra proposta di legge sulla legittima difesa, portano avanti una legge per offrire sesso ai detenuti. Ormai siamo alla follia totale», ha scritto Molteni. Non tarda la risposta di Alessandro Zan: «Il sesso non c’entra nulla, qui stiamo parlando di altro. Un detenuto è giusto che venga punito perchè ha commesso un reato, ma non è giusto che sia punita anche la famiglia. La proposta per il diritto all’affettività vuole garantire soprattutto ai figli una situazione di famiglia e di intimità più riservata per gli incontri, riproducendo una situazione di vita famigliare. Sono luoghi dove ci potrà essere sicuramente un bacio, degli abbracci, delle carezze affettuose, ma non incontri sessuali. Non possiamo permettere che il regime carcerario, così come è attualmente strutturato, annienti l’affettività di queste famiglie, causando ulteriori sofferenze anche a chi non ha colpe».

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