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Strage a Parigi, un sopravvissuto: “I terroristi ci hanno chiesto: ‘capite perché lo facciamo’?”

Sébastien, sopravvissuto al massacro del Bataclan, ha raccontato di essere vivo per miracolo: «Avevo un kalashnikov puntato addosso, ho parlato con i terroristi per più di un’ora, ci hanno fatto la predica spiegandoci perché erano lì. Vi lascio immaginare il silenzio che è calato tra gli ostaggi, una parola sbagliata in ogni momento può provocare la tua morte»

Sèbastien oggi si ritiene nato una seconda volta. E’ un sopravvissuto alla strage al Bataclan di venerdì 13 novembre, che ha causato la morte di 80 delle 129 persone totali nella tragica giornata che passerà alla storia come l’11 settembre di Parigi. Il giovane, come tutti i sopravvissuti, ha raccontato gli attimi di terrore all’interno del teatro parigino al momento dell’irruzione dei 4 terroristi che hanno sparato all’impazzata su tutti i fan degli Eagles of Death Metal, presenti al Bataclan per assistere al loro concerto rock. E invece, quello che a cui hanno assistito è stata solamente una scena di terrore, panico, sangue e morte. Nel fuggi fuggi generale Sébastien aveva cercato di nascondersi, ma è stato trovato dai terroristi, che gli hanno puntato addosso un kalashnikov. Credeva di essere la prossima vittima, e che tutti, uno ad uno, sarebbero stati uccisi, e invece è riuscito a sopravvivere. Lo hanno inaspettatamente risparmiato. «All’inizio ci hanno fatto la predica. Ci hanno spiegato che erano lì per le bombe sganciate in Siria e per dimostrare a noi occidentali gli effetti degli aerei laggiù», ha raccontato. «Potevano uccidermi subito. Ma quando hanno cominciato a parlarmi, ho capito che forse ero destinato a vivere. Ci hanno chiesto se capivamo le loro ragioni, vi lascio immaginare il silenzio che è calato in quel momento tra gli ostaggi», ha aggiunto.

«Ci chiedevano di urlare agli agenti di non avvicinarsi altrimenti si facevano esplodere» – Dalla sua testimonianza si è scoperto che i terroristi hanno chiesto ad alcuni di loro di fare da intermediari con la polizia dalla finestra. «Ci chiedevano di urlare agli agenti di non avvicinarsi, altrimenti si facevano esplodere», ha detto Sébastien spiegando che è stata l’unica richiesta fatta dagli assalitori: «Abbiamo pensato che forse volevano salvarsi la vita, ma ci sembrava improbabile dopo la carneficina che avevano fatto in sala. E poi volevano dei giornalisti». E alla fine ricorda come una parola sbagliata in ogni momento «può provocare la tua morte».

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