Strage di Orlando, l’attentatore Mateen controllava Facebook mentre sparava

L’autore della strage di Orlando mentre sparava sulla folla presente al Pulse controllava anche il suo profilo Facebook per accertarsi che in rete si parlasse già di lui. Dalle indagini è emerso che Omar Mateen, uomo con problemi mentali e dipendente dagli steroidi, guardasse regolarmente i video dell’Isis, compresi quelli delle decapitazioni, e parlasse spesso con alcune persone del forte desiderio di diventare martire

Strage di Orlando, l'attentatore Mateen controllava Facebook mentre sparava

Mentre sparava sulla folla controllava i suoi account social e cercava le parole “Pulse” e “shooting” per accertarsi che in rete parlassero già di lui e della carneficina di cui è stato responsabile al locale gay di Orlando, dove hanno perso la vita 49 persone. È quello che risulta dalle indagini su Omar Mateen, l’autore della più sanguinosa sparatoria nella storia americana, il quale avrebbe scambiato persino degli sms con la moglie durante il suo attacco al noto club frequentato dalla comunità Lgbt. Secondo quando riportato da fonti del governo e del congresso degli Stati Uniti, informate dall’Fbi, pare inoltre che Mateen guardasse spesso sul web i video dell’Isis, in particolare quelli delle decapitazioni, parlandone poi con i suoi colleghi di lavoro. Avrebbe anche palesato ad alcune persone il forte desiderio di diventare un martire, e sempre durante l’attacco al Pulse avrebbe utilizzato Facebook per verificare la posizione degli agenti dell’Fbi, col timore che potessero fare irruzione nel locale da un momento all’altro. La Cia ha intanto smentito il legame diretto tra l’attentatore e le organizzazioni terroristiche, tuttavia risulta ben chiaro che Mateen si fosse “radicalizzato” all’Isis. Lo conferma proprio la regolarità con la quale visualizzava i video di propaganda diffusi in rete dai miliziani del sedicente Stato islamico e il desiderio di diventare presto martire. Dalle informazioni condivise dal direttore dell’Fbi, James Comey, e dal direttore del Centro dell’antiterrorismo nazionale, Nicholas Rasmussen, è emerso che Mateen aveva anche detto ai colleghi che se l’Fbi avesse fatto irruzione nella sua abitazione, uccidendo la moglie e il figlio, sarebbe stato «libero di diventare martire in un’operazione».

Dipendente dagli steroidi e con problemi mentali
Dalle indagini è emerso anche che Omar Mateen fosse un uomo con seri problemi mentali, dipendente dagli steroidi, di cui abusava per migliorarsi in uno dei suoi hobby, il sollevamento pesi. Intanto l’Fbi sta interrogando uno ad uno tutti i testimoni che hanno affermato di aver visto l’attentatore all’interno del Pulse nei giorni antecedenti all’attacco, oltre che verificare se si fosse recato con la reale intenzione di avere rapporti omosessuali o se volesse solo conoscere meglio il club per pianificare nei dettagli l’attentato.

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