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Tennessee, 11enne spara a bimba di 8 anni: si era rifiutata di farlo giocare col cagnolino

Il ragazzino dopo il rifiuto della piccola vittima è entrato in casa per prendere il fucile del padre e spararle dalla finestra. Hillary Clinton sull’uso disinvolto delle armi: «Non possiamo più aspettare per prevenire la violenza delle armi. Dobbiamo agire immediatamente»

Una bambina di 8 anni si era rifiutata di far giocare un ragazzino di 11, suo vicino di casa, con il suo cagnolino. Ma questo gesto le è costato la vita domenica mattina, quando il ragazzino ha preso un fucile a pompa calibro 12 e le ha sparato. È successo a White Pine, piccola cittadina nell’est del Tennessee. Dalla ricostruzione dei fatti è emerso che il ragazzo, poi arrestato e accusato di omicidio volontario di primo grado, aveva chiesto alla bambina, Makayla Dyer, di poter giocare con il suo cagnolino, ma dopo un suo rifiuto avrebbe preso un fucile del padre puntandolo verso la vittima dalla finestra della sua casa e facendo scattare il grilletto. La bambina, colpita al torace, si è accasciata al suolo e la madre è subito accorsa dopo aver sentito lo sparo. Inutili però i soccorsi e il ricovero in ospedale. Per la bimba non c’è stato nulla da fare ed è morta poche ore dopo il fatto. A raccontare l’episodio Latasha Dyer, madre della piccola vittima, che avrebbe anche riferito che in passato aveva avuto problemi di bullismo con l’11enne e ne aveva parlato con il preside della scuola che i due bambini frequentavano. Nonostante l’età, ma come possibile negli Usa, il ragazzino è stato arrestato con l’accusa di omicidio volontario. Quello del Tennessee è l’ultimo tra i gravissimi e simili episodi che si sono susseguiti solo nell’ultimo anno negli Stati Uniti. In qualche caso a sparare è stato un bambino di età inferiore ai 5 anni: nel dicembre 2014 all’interno di un supermercato un bimbo di soli due anni ha preso per gioco la pistola dalla borsetta della madre e le ha sparato, uccidendola; pochi mesi dopo in Oklahoma a sparare alla madre è stato un bimbo di tre anni che dopo aver trovato una pistola incustodita in casa le ha sparato alla testa. E ancora in Florida un ragazzino di 13 anni ha sparato e ucciso il fratellino per un litigio sul cibo, e un 16enne ha ucciso un compagno di classe con una pistola 9 millimetri, postando poi su Snapchat un selfie accanto al cadavere.

La polemica sull’utilizzo delle armi negli Usa si è riaccesa pochi giorni fa dopo la sparatoria al college dell’Oregon che ha costato la vita a 9 studenti. A parlare era stato il presidente Barack Obama dando la colpa, appunto, all’uso disinvolto delle armi da fuoco in America. «È una scelta politica che facciamo, quella di permettere che questo accada ogni pochi mesi in America. Chiederò al popolo americano di pensare come possiamo portare il nostro governo a cambiare queste leggi e a salvare vite. Possiamo fare qualcosa per cambiare le cose», aveva detto il capo della Casa Bianca. E sull’argomento è oggi tornata Hilary Clinton, candidata alle primarie per i democratici: «Non possiamo aspettare ancora di agire per prevenire la violenza delle armi. Ogni volta che c’è un nuovo massacro, i repubblicani dicono che ora non è il momento di parlare di armi. Ed in effetti è vero, non è il momento parlare e il momento di agire», ha scritto sul suo profilo Twitter.

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