Terrorismo in Italia: approvato il regolamento anti-burqa in Lombardia

La Regione Lombardia ha modificato il proprio regolamento anti-burqa: chiunque entrerà entrerà negli edifici pubblici a volto coperto potrà essere respinto

Terrorismo in Italia: approvato il regolamento anti-burqa in Lombardia

Il ministro Maroni, presidente della giunta comunale della regione Lombardia, assecondato dalla maggioranza leghista, ha modificato il regolamento comportamentale per gli uffici pubblici rendendolo “anti-burqa”. Tutto è partito da un’inchiesta presentata alla giunta regionale dal consigliere leghista Fabio Rolfi che aveva fotografato una donna con il velo integrale in ospedale e postato l’immagine sul proprio profilo social. Il consigliere ha espresso il suo parere negativo sull’uso del burqa, e con lui si sono aggregati altri consiglieri regionali appartenenti alla Lega Nord. Il discorso è stato poi portato avanti dallo stesso deputato Roberto Maroni che, in conferenza regionale, ha proposto il cambio in regolamento per quanto riguarda il presentarsi a volto coperto nelle strutture lombarde come ospedali, aziende sanitarie locali e le sedi regionali. Nel documento e nella proposta presentata alla giunta regionale, Maroni ha espresso molto chiaramente il divieto di far entrare chiunque voglia entrare nelle stesse strutture coprendosi il viso. Vietati quindi caschi, cappelli e sciarpe che non permettono di vedere qualcuno a pieno volto, ma viene anche fatto un riferimento molto implicito per quanto riguarda burqa o niqab portati dalle donne musulmane. Un riferimento confermato poi durante la conferenza stampa avvenuta post riunione dall’assessore alla Sicurezza della Regione Simona Bordonali: «Chi vuole entrare negli ospedali lombardi e nelle sedi della Regione dovrà essere riconoscibile e presentarsi a volto scoperto. Sono quindi vietati burqa, niqab, così come passamontagna e caschi integrale», dichiara l’assessore. «E’ un altro impegno mantenuto da parte della giunta Maroni». Dunque se le donne d’origine musulmana vorranno entrare in una struttura pubblica che dipenda dalla Regione, dovranno prima scoprirsi il volto. La proposta ha avuto la maggioranza, come comunicato subito dopo la riunione della giunta dallo stesso presidente Maroni durante la stessa conferenza: «La proposta è stata elaborata in particolare dalla Lega Nord dopo gli attentati jihadisti parigini. Il testo richiama la legge nazionale già in vigore (la legge Reale del maggio 1975) che vieta appunto di girare senza poter essere riconosciuti» come già dichiarato da Matteo Salvini qualche giorno fa, ricordando il dovere e il diritto di rendere esplicito il riferimento ad una legge nazionale.

La decisione di Maroni ora è criticata da molti esponenti politici – Tuttavia la modifica ha già sollevato diverse opinioni contrarie. L’avvocato Alberto Guariso, esperto in materia di diritti e di immigrazione, ha dichiarato: «Se è vero che la legge Reale del ’75 stabilisce che non si può circolare col volto travisato, la stesse legge aggiunge “salvo giustificato motivo” e le motivazioni religiose, anche per giurisprudenza, sono un giustificato motivo. Un atto amministrativo non deve incidere su una libertà costituzionale come la libertà di manifestare la propria religione e se si vogliono introdurre limiti per esigenze di sicurezza pubblica bisogna farlo con una legge». E’ contrario anche il ministro della Giustizia Andrea Orlando, che ha espresso la sua opinione negativa: «Siccome c’è già la legge a cui si riferisce l’onorevole Maroni, non si avverte l’esigenza di inventarsene di nuove che appaiono di sapore simbolico-propagandistico. In questo momento c’è bisogno di tutto tranne che di fare propaganda, perché mi pare che in questo ambito gli estremisti islamici siano imbattibili, quindi non mi cimenterei su questo terreno». Sulla questione è intervenuto anche il neo prefetto di Milano, Alessandro Marangoni: «La religione non deve essere confusa con la sicurezza, è comunque un problema che verrà trattato nelle sedi opportune e che verranno sviluppate al momento».

Il commento del Movimento 5 Stelle
Immediata arriva la polemica politica da parte di Eugenio Casalino, consigliere regionale del M5S Lombardia: «La Regione Lombardia si adegua in ritardo alla legge nazionale? Questo il senso dell’annuncio di oggi di Maroni sul cosiddetto regolamento anti-burqa negli edifici pubblici regionali. Come al solito tanto rumore, o meglio tanta propaganda per nulla da parte della Lega Nord. Tanta preoccupazione per qualche donna a capo coperto in giro per la regione dà il senso della percezione dei problemi che vivono i cittadini da parte di questa classe politica al governo della Regione Lombardia». Nonostante tutte queste critiche in ogni caso il regolamento è già stato approvato e dunque entro il 31 dicembre 2015 tutti gli ospedali pubblici lombardi e, in generale, le strutture regionali dovranno applicare la delibera della regione per tutelare e fare prevenzione sulla sicurezza dei cittadini lombardi.

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