Terrorismo Isis, la drammatica storia di Laura: scappata dalla Siria, arrestata in Belgio

E’ il drammatico racconto di Laura Passoni, un’italo-belga andata in Siria con il marito tunisino affiliato all’Isis e da lì fuggita dopo otto mesi di terrore: «Mi avevano vietato tutto e avevo costantemente il terrore che potessero prendere mio figlio. Un enorme errore andare là»

Terrorismo Isis, la drammatica storia di Laura: scappata dalla Siria, arrestata in Belgio

Una drammatica testimonianza su quanto sia falso e violento il Califfato nero è stata raccolta da “La Repubblica”; Laura Passoni, una belga figlia di emigrati italiani, dal luglio 2014 al marzo 2015 ha vissuto ad Aleppo, in Siria, in compagnia del marito tunisino, arruolatosi nell’Isis, e il figlioletto. Dopo otto mesi di terrore, Laura, 30 anni, è riuscita a fuggire con l’aiuto dei suoi genitori, arrivati fino al confine turco-siriano per prendere contatti con i jihadisti e riportarla a casa: «Mi era vietato tutto, sono stati mesi di terrore – ha raccontato Laura, convertitasi all’Islam dopo il matrimonio con il marito – mi hanno raccontato un mucchio di bugie. Nessuno sta bene in Siria». Riuscita a scappare, è tornata a Charleroi, sua città di residenza, dove però è stata processata e condannata a cinque anni con la condizionale per terrorismo.

La vita in Siria
L’incubo di Laura inizia per caso: impiegata in un supermercato, conosce il futuro marito Oussama Rayan, sospettato di complicità con i jihadisti dalle autorità belghe. Lei si innamora, si converte all’Islam e lo sposa; fanno un figlio e poi lui la convince a seguirlo in Siria tra le file dell’Isis, dipinto dall’uomo come l’Eldorado perfetto per qualsiasi musulmano. I due, tramite una crociera, sbarcano a Smirne, in Turchia, e da lì raggiungono il confine con la Siria. E per la donna incominciano i guai: «Mi aveva raccontato un sacco di frottole: non potevo uscire, tutto il giorno dovevo badare a mio figlio, pulire la casa e fare da mangiare. Dovevo indossare il burqa e non potevo mai uscire da sola, neppure per fare la spesa; le regole da seguire erano pesantissime. Siamo sorvegliati giorno e notte». In otto mesi, Laura comincia ad avere paura per sè e suo figlio e riesce a mandare di nascosto alcuni messaggi ai genitori implorandoli di tirarla fuori dalla Siria: loro riescono a riprendersela al confine turco, tra mille difficoltà, e la riportano a casa, ma anche lì cominciano i guai. Laura viene accusata di terrorismo internazionale.

Il processo
La reazione delle autorità belghe è comunque comprensibile, per loro Laura è solo la moglie dell’ennesimo jihadista e tutto quello che ha fatto potrebbe essere anche complicità. Ma lei nega tuttora: «Mi avevano messo in stato di fermo e tolto l’affidamento dei miei figli (nel frattempo, aveva concepito un altro figlio con il marito in Siria, n.d.r.). Sono stati affidati per tre mesi ai miei genitori, poi me li hanno ridati quando ho dimostrato il mio rimpianto al giudice; alla fine del processo sono stata condannata a cinque anni con la condizionale e 15mila euro di multa da pagare». Alla fine dell’intervista, ha anche lanciato un appello a chi vorrebbe seguire i miliziani dell’Isis: «Non fatevi fare il lavaggio del cervello, non commettete il mio stesso errore, perchè oggi la mia vita è rovinata».

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