Terrorismo, pentito Isis rivela informazioni su Paolo Dall’Oglio: ripreso in un video

Un pentito dell’Isis consegnatosi a febbraio alla polizia parigina, ha svelato dei dettagli su alcuni progetti dell’Is. Tra questi, come spiegato su “Le monde”, il pentito, poco prima di costituirsi, stava per raggiungere Roma per comprare un video inerente a Padre Paolo Dall’Oglio per venderlo al Vaticano

Terrorismo, pentito Isis rivela informazioni su Paolo dall'Oglio: ripreso in un video

Stava per entrare in possesso di un video con padre Paolo Dall’Oglio, il sacerdote gesuita italiano scomparso in Siria nel luglio 2013. Il prezzo per comprare il video era di 10mila euro. È quello riportato dal giornalista Soren Seelow, sul quotidiano “Le Monde”, che ha indagato sulla vicenda del pentito dell’Isis Saleh A. consegnatosi spontaneamente alla polizia parigina del diciottesimo distretto di Parigi lo scorso 1° febbraio. Saleh A., come spiegato nell’articolo del tabloid, ha deciso di costituirsi per via della sua “stanchezza” nel viaggiare da un campo profughi all’altro e, tra le sue prime confessioni, aveva dichiarato d’essere un membro di una cellula dormiente jihadista composta da una ventina di persone, situata tra la cittadina di Düsseldorf ed il campo di rifugiati olandese di Nimèguche, pronti ad effettuare alcuni attacchi all’interno della cittadina tedesca. Una dichiarazione che ha mobilitato sia i gendarmi tedeschi che quelli olandesi e, dopo oltre quattro mesi di ricerche, si è arrivati all’arresto di tre jihadisti in Germania. In più, tra le ultime dichiarazioni riportate dal quotidiano francese, sembrerebbe che il jihadista fosse in procinto di comprare il video da vendere al Vaticano riguardante il sacerdote Paolo Dall’Oglio.

L’arrivo di Saleh in Europa
Secondo il racconto del 28enne Saleh A., la sua ascesa fino alle file dell’Isis ha inizio nel 2009, quando fu arrestato dalle forze governative per aver “insultato il presidente”. Saleh fu liberato nel 2013 dove raggiunse l’esercito libero siriano e si arruolò tra i militanti di Al Nusra, l’organizzazione affiliata di Al Qaeda. Fu proprio dopo pochi mesi che il milite tentò di trattare con l’Is il passaggio del suo battaglione tra le forze dell’esercito islamico, ma fu arrestato dagli islamisti a Raqqa (Siria). È proprio nella cittadina siriana che l’ex jihadista, in base alle sue testimonianze, ha conosciuto un agente dell’Amni, la polizia segreta dell’Isis, che gli ha parlato del video e dato istruzioni per svolgere le negoziazioni da effettuare per procedere con la vendita delle immagini al Vaticano. Saleh partì assieme ai profughi con un barcone nel 2014: per un breve periodo ha sostato in Turchia, in Grecia, Macedonia, Serbia ed Ungheria, raggiungendo la Germania a marzo 2015 come richiedente d’asilo.

L’affidabilità del pentito
In terra tedesca, da marzo fino a luglio 2015, Saleh si è mosso assieme ad altri membri della jihad. Tuttavia, lo scopo del militante, era quello di arrivare a Roma per trattare la vendita dell’oscuro filmato: come ultimo passo, avrebbe dovuto recarsi a Parigi per recuperare una busta presso un barbiere del diciottesimo arrondissement e pagarsi il viaggio d’arrivo in Italia ma, una volta arrivato a destinazione, non ha trovato nulla. L’ex terrorista, dopo due giorni dalla “delusione”, il primo febbraio, ha deciso di consegnarsi al commissariato della Goutte d’Or, ad est di Parigi, spiegandosi “stanco”. La polizia, in un primo momento, ha dovuto arrestarlo per ragioni di sicurezza (anche ora è detenuto in un carcere con il massimo riserbo). Dopo le dichiarazioni del “pentito”, si è passati alla verifica di ogni dettaglio: tutto collima anche nei minuziosi particolari. Gli inquirenti francesi, tuttavia, restano tutt’ora molto attenti soprattutto mentre si cerca di capire il suo ruolo reale e il significato del suo “pentimento”, non escludendo che possa essere un infiltrato dello Stato islamico, ma soprattutto una spia per via delle importanti rivelazioni fornite.

Stupore alla Santa Sede
Le confessioni riguardanti Padre Paolo, tuttavia, hanno lasciato di stucco la Santa Sede: come spiegato dal direttore della Sala stampa vaticana padre Federico Lombardi che non ritiene “attendibili” certe informazioni. La notizia, inoltre, sembra non esser stata notificata alla sede vaticana prima della pubblicazione e, soprattutto, non c’è ancora stato nessun tipo di riscontro tra le due parti. Eppure è da molto che si attendono buone nuove sul gesuita che per trent’anni ha continuato a promuovere i dialoghi religiosi tra islamici e cristiani in Siria. Il sacerdote, nonché fondatore della comunità monastica di San Mosè l’Abissino e della comunità monastica di Mar Musa, a nord di Damasco, venne rapito il 29 luglio 2013 mentre andava a Raqqa per parlare direttamente con gli islamisti. Le sue ultime notizie risalgono al dicembre 2014, quando il presidente dell’Osservatorio siriano per i Diritti umani Rami Abdel Rahaman, spiegò che il religioso si trovava in un carcere dello Stato Islamico ad Aleppo. Con queste ultime novità, naturalmente anche la polizia sta cercando di appurare la veridicità del racconto del pentito, nonostante la portata delle sue rivelazioni sia enorme, e lo è anche nel caso che riguarda il religioso italiano.

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