Ue contro i social network: a Bruxelles si vota per proibirne l’uso agli under 16

Inoltrato un emendamento a Bruxelles per limitare l’uso dei social network ai minori di 16 anni. La votazione avverrà oggi giovedì 17 dicembre. Partite le proteste da parte delle grandi compagnie del web e dei pedagogisti

Ue contro i social network: a Bruxelles si vota per proibirne l'uso agli under 16

Facebook, Instagram, Twitter, Ask.fm e Tumblr sono i social più frequentati e usati soprattutto dai 14enni in su. Sarebbe un vero collasso non solo digitale, ma anche economico e sociale se davvero i social venissero proibiti per tutti i ragazzi al di sotto dei 16 anni tranne per coloro che hanno il consenso genitoriale digitale. Tuttavia questo è uno dei punti scritti nell’emendamento sulla protezione dei dati personali presentati alcuni giorni fa al Parlamento Europeo di Bruxelles. Assieme ad altri dettagli riguardanti i dati personali sulla rete, la Commissione Europea ha avanzato la proposta di limitare l’accesso a ogni social network, compreso Whatsapp, solo a coloro che hanno più di 16 anni. Citando l’emendamento: «[…] Il trattamento dei dati personali di una persona di età inferiore ai sedici anni sarà legale solo dietro consenso o autorizzazione di chi detiene la potestà genitoriale o parentale sul figlio […]». Questa nuova possibile norma sarà valutata e votata il 17 dicembre presso il Parlamento Europeo. Se le tre commissioni chiamate ad esprimersi, tra cui diritti civili, giustizia e affari interni, dovessero dire sì alle nuove regole, fin dai primi di gennaio l’Ue modificherà tutto il regolamento sul trattamento dei dati personali, mettendo in atto le nuove riforme in tutti gli stati europei annessi all’Ue entro due anni. In qual caso l’emendamento passasse, sarebbero immediatamente cancellati gli account di quasi il 30% degli utenti minori di 16 anni residenti in Europa iscritti a ogni social network, nonché la grossa fetta di Internet che rende di più delle altre anche in senso monetario.

Alla radice di tutto la guerra digitale tra Europa e Stati Uniti – Questo decreto prende piede dalla querela normativa di qualche mese fa che mise in crisi i rapporti tra Europa e Stati Uniti sulla gestione dei dati personali di internet e della poca cautela con cui le compagnie di internet, come Facebook, maneggiano dati personali di minorenni. Due mesi fa la Corte di Giustizia Europea ha richiamato le aziende statunitensi all’ordine, dichiarando inferme le operazioni di manipolazione e spostamento dei dati personali degli utenti europei sui server americani. Con questa querela, le ditte ci hanno rimesso molti soldi e l’Europa si ritrovò ancora una volta in uno stato d’allerta digitale. Altro episodio significativo, soprattutto a livello economico per le aziende del web, risale al 2006: l’accesso a Facebook fu limitato ai maggiori di 17 anni, quindi quel tetto venne abolito, causando non pochi danni anche monetari. Con quest’ultimo episodio i rapporti potrebbero incrinarsi ulteriormente.

Strascichi economici disastrosi nel caso il decreto passasse – Seppur l’emendamento è ancora un’ipotesi, sta già sollevando enormi proteste soprattutto tra chi si occupa di tutelare gli interessi dei social più diffusi sul web. Molto duro il commento di Digital Europe, l’organizzazione che rappresenta le grandi aziende della Rete, come Google, Ibm e Apple: «Chiediamo ai negoziatori di evitare l’introduzione di una richiesta di consenso dei genitori che sarebbe impraticabile e finirebbe per deviare dalle migliori pratiche attualmente seguite nel settore». D’altronde una mossa del genere avrebbe ripercussioni importanti che creerebbe una dolorosa spaccatura: da una parte il mondo dei social network, in cui aziende come Facebook hanno investito moltissimo nelle generazioni più giovani, e non è un caso che Zuckerberg ha comprato Instagram e WhatsApp, miniere di ragazzi giovani; dall’altra parte abbiamo la tutela dei minori in cui subentra il discorso dell’effettivo rispetto della legge. Già oggi che il limite di iscrizione ai siti è di 13 anni, molti bambini mentono sulla loro età e l’eventuale innalzamento della soglia potrebbe causare molti più problemi di quanti se ne vogliano evitare anche a livello sociale.

Uniti nella protesta pedagogisti, ex europarlamentare e il popolo del web – La proposta presentata all’Europarlamento incontra l’opposizione più profonda e meno materiale anche dei pedagogisti, che sottolineano come tale divieto renderebbe praticamente impossibile ai minori di 16 anni accedere ai servizi internet senza limitazioni e tra le tante conseguenze, ne vediamo parecchie anche nell’ambito sociale: la facilità della comunicazione che si ottiene nell’era dei social, se limitata, diventerebbe un forte ostacolo per la crescita del ragazzo che crescerebbe anche disinformato. Lo stesso pensiero che ha espresso la ex coordinatrice per la Rete europea, Janice Richardson, che ha puntualizzato: «Si tratterebbe di una misura adottata senza che sia stata preceduta da alcuna consultazione pubblica, ma che anzi priverebbe i giovani di opportunità educative e sociali senza garantire, per contro, alcuna protezione maggiore» precisando che c’è un limite distinto tra la tutela dei dati dei minori e le notizie e l’informazioni che bisognerebbe fargli conoscere, ma le due cose sono nettamente diverse.

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