Usa, scudo missilistico contro minacce. Corea del Nord: “Pronti a contromosse fisiche”

L’America è pronta all’installazione di uno scudo missilistico per combattere le minacce nordcoreane, che sarà installato nel Sud della Corea. Da Pyongyang, la risposta avviene tramite una nota dell’ufficio dell’artiglieria nordcoreana: «Prenderemo contromosse fisiche»

Usa, scudo missilistico contro minacce. Corea del Nord: "Pronti a contromosse fisiche"

E’ ad un passo dall’installazione il “Terminal High Altitude Area Defense”, lo scudo missilistico per il contenimento delle minacce nordcoreane, annunciato venerdì 8 luglio dagli Stati Uniti, e che sarà posta in alcune regioni della Corea del Sud. Una notizia che ha suscitato una forte reazione da parte della capitale nordcoreana Pyongyang: difatti, secondo quanto riportato dal “Korean Central News Agency” nell’edizione dell’11 luglio, in una nota dell’ufficio artiglieria della Nord Corea si asserisce che «la Corea del Nord prenderà contromosse fisiche per controllare il “Terminal High Altitude Area Defense” a partire dal momento in cui la sua localizzazione sarà confermata in Corea del Sud». Nello stesso bollettino si spiega come i militari nordcoreani prenderanno in considerazione ulteriori misure «più spietate e potenti contro gli Stati Uniti, desiderosi d’accendere una guerra attraverso l’implementazione» dello scudo “Thaad”. Ancora ignoto, per il momento, il luogo nel quale dovrebbe essere costruito lo strumento di difesa missilistico: né dall’America né dal Sud Corea ci sono state notizie riguardanti la localizzazione del “Thaad”, nonostante sia stato dichiarato che entrambe le nazioni si trovino nelle fasi finali della scelta.

Minacce da parte della Nord Corea
Dopo l’annuncio degli Stati uniti, la Corea ha voluto controbattere alla dichiarazione, operando in campo un’ennesima dimostrazione di forza con il lancio di un missile balistico sottomarino. Molti sono gli episodi di minacce da parte di uno dei governi più dispotici al mondo: a inizio anno ci fu un quarto test nucleare che dette il via al lancio di alcuni botti balistici e che avvicinano gradualmente lo Stato totalitario all’obbiettivo di poter colpire il territorio statunitense. L’ultima dimostrazione, la più recente, fu il primo lancio test effettuato con missili Musudan a medio raggio lo scorso 22 giugno: un test che venne preso molto sul serio visto che potenzialmente avrebbe potuto colpire alcune basi militari americane nella zona asiatica come la base ad Guam. Tuttavia, a farne le spese e ad incassare di più le conseguenze di tale scelta, sarebbe la Corea del Sud che va incontro all’autodistruzione continuando a sostenere l’installazione di questa tecnologia. Difatti, nonostante ancora non sia stato dichiarato dove potrebbe essere costruito tale scudo, lo Stato inizia già a risentirne anche per via delle proteste interne dei cittadini: diverse migliaia di abitanti della Sud Corea sono insorte in segno di protesta, soprattutto i 5mila residenti di Eumseong, nella provincia di Chungcheong, a settentrione dello Stato, dove s’ipotizza potrebbe essere posizionato lo scudo. La loro protesta riguarda anche le poche informazioni distribuite sui pericoli del dispositivo di difesa missilistica. Ora si attende solo l’ufficializzazione.

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