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Varese: arrestati sei pakistani dai carabinieri, segregavano una 25enne in casa

La donna, anche lei pakistana, era tenuta segregata da quattro anni dal marito e dai suoi familiari; non poteva fare nulla senza il loro permesso e doveva eseguire qualsiasi loro ordine. E’ stata liberata con un blitz dei carabinieri a Cassano Magnago (Varese)

I carabinieri della compagnia di Busto Arsizio hanno arrestato sei pakistani residenti a Cassano Magnago, provincia di Varese: sono accusati di aver tenuto segregata, dal 2011 al 2015, una 25enne della stessa nazionalità che aveva sposato uno dei figli. La donna era praticamente schiava del marito, dei suoceri e dei tre cognati, doveva eseguire qualsiasi loro ordine e capriccio e per fare qualcosa doveva anche chiedere il permesso. In più, era segregata in casa e non poteva comunicare per niente con il mondo esterno. La ragazza, che non parla neppure l’italiano, nel 2011 aveva sposato uno dei figli del nucleo familiare ed era andata a vivere con loro a Cassano Magnago; sin da subito, era stata costretta a vivere solamente in casa, chiusa a chiave. La suocera la faceva alzare alle sei del mattino e lavorare per tutta la giornata fino allo sfinimento, anche quando era incinta.

Botte e minacce per tenerla buona
Il marito della 25enne si era avvicinato nel tempo all’Islam radicale e, insieme al padre, arrivava a picchiare e a minacciare di morte la donna se mancava in qualcuno degli ordini degli altri componenti del nucleo familiare. Alla ragazza era persino vietato di mangiare o bere senza il permesso degli altri occupanti della casa, al punto che la dispensa e il frigorifero erano stati dotati di lucchetto per non farglieli aprire; la 25enne non poteva neppure stare in bagno o farsi la doccia senza essere sorvegliata. Addirittura doveva parlare al telefono solo con i suoi genitori in Pakistan, ma con il vivavoce, mentre se incontrava i propri fratelli doveva farlo in presenza degli altri membri della famiglia, in modo che ascoltassero i dialoghi. E se osava ribellarsi veniva minacciata con il ripudio, fatto che l’avrebbe emarginata all’interno della comunità pakistana. I sei pakistani sono stati condotti in carcere con l’accusa di riduzione in schiavitù e violenza privata aggravata. La vittima è stata posta in una struttura protetta assieme al figlio, nato nel 2015.

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