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Venezia, fermato cittadino macedone: reclutava volontari per combattere con l’Isis

I carabinieri del Ros hanno fermato a Mestre un cittadino macedone con l’accusa di arruolamento di volontari con finalità di terrorismo anche internazionale; l’uomo reclutava aspiranti combattenti che poi un imam bosniaco indirizzava verso i campi di battaglia dell’Isis

La procura di Venezia ha disposto il fermo, da parte dei carabinieri del Ros, di un cittadino macedone residente a Mestre: l’uomo è indagato per reclutamento di volontari con finalità di terrorismo, anche internazionale. Il fermato avrebbe reclutato aspiranti combattenti che poi un imam bosniaco avrebbe indottrinato, arruolato nell’Isis ed infine inviato nei teatri di guerra mediorientali. Il tutto rientra in un’attività investigativa del Ros svolta per il contrasto al radicalismo di matrice islamica; il macedone è stato attentamente monitorato in questi mesi, facendo scoprire la sua rete di reclutamento. Nell’ambito delle stesse indagini, tempo fa, erano stati espulsi dal nostro Paese altri due cittadini macedoni, Arslan Osmanoski e Redjep Lijmani, mentre non è stato possibile attuare il decreto di espulsione contro il marocchino Jaffar Anass, in quanto l’uomo era già espatriato per conto suo nella propria nazione d’origine.

Alcuni dei “foreign fighters” risultano morti in Siria
Nel corso delle stesse indagini è stato appurato che almeno tre “foreign fighters” reclutati dal macedone sono effettivamente riusciti a raggiungere il Medio Oriente: di tratta di tre persone, macedoni e bosniaci, due delle quali sarebbero morte in combattimento tra il 2013 e il 2014, mentre la terza risulterebbe ancora viva. La rete di reclutamento jihadista aveva ramificazioni in tutto il Nord est; le indagini erano partite seguendo la vicenda del bosniaco Ismar Mesinovic, residente nel bellunese e morto in Siria nel 2014, ed avevano già portato all’espulsione dall’Italia di tre soggetti considerati pericolosi per le loro idee radicali. Il macedone Osmanoski era stato trovato in possesso di materiale di stampo jihadista ed accusato pertanto di reclutamento, mentre il marocchino Anass aveva postato su Facebook alcuni commenti inneggianti alla jihad e alla strage di Charlie Hebdo, ma da tempo ha lasciato l’Italia per tornare in Marocco.

Il figlio di uno degli espulsi inneggiava alla guerra santa
Il macedone Lijmani faceva parte dello stesso gruppo di balcanici accomunati dal pensiero estremista wahabita ed è stato espulso all’inizio di quest’anno; nel novembre scorso, suo figlio di otto anni aveva elogiato in classe gli autori delle stragi di Parigi, inneggiando all’Isis e all’uccisione del Papa. La dirigente scolastica aveva segnalato l’episodio con grande risalto da parte dei media locali.

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