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Antitrust, multate Telecom e Wind: usavano pratiche commerciali scorrette

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha sanzionato le due compagnie telefoniche italiane dopo aver «accertato la scorrettezza della condotta delle due società» per aver «modificato il periodo di rinnovo». Le due aziende sono state multate di oltre 400mila euro

Multate con una sanzione di 410mila euro per la Telecom, e 455mila la Wind. Sono le pene pecuniarie addebitate dall’Antitrust alle due compagnie telefoniche per aver utilizzato attività commerciali scorrette in occasione della riduzione del periodo di rinnovo delle offerte di telefonia mobile sottoscritte ai propri clienti, passando da 30 a 28 giorni. Nel dettaglio, l’autorità garante della concorrenza e del mercato ha «accertato la scorrettezza della condotta delle due società consiste nell’aver modificato il periodo di rinnovo, tra l’altro delle opzioni voce mobili abbinate alla vendita a rate di prodotti (smartphone, tablet), prevedendo a carico di coloro che avevano esercitato il diritto di recesso l’addebito in un’unica soluzione del saldo delle rate residue». Le pratiche disposte dalla Telecom, inoltre, prevedevano anche il pagamento di ulteriori somme di denaro nel caso in cui l’utente avesse voluto passare ad un altro gestore telefonico.

Limitata la libertà di recesso del consumatore
Oltre all’azienda italiana di Telecom, anche la Wind è stata considerata scorretta nella propria condotta non solo per l’aver modificato il periodo di rinnovo, ma anche per le opzioni alle quali era stato applicato uno sconto sul costo d’attivazione: l’azienda richiedeva ai consumatori, in caso di cessazione anticipata rispetto al termine del mese, un corrispettivo per il recupero dello sconto fornito. In base a queste motivazioni, l’Agcm ha spiegato che «l’imposizione unilaterale della riduzione da 30 a 28 giorni del periodo di rinnovo da parte dei due operatori telefonici ha comportato un aggravio economico per tutti i clienti che non intendevano accettare tale modifica». In più, in riferimento al Codice del Consumo, le pratiche sono state ritenute limitanti nei confronti della libertà di scelta del consumatore e il conseguente esercizio del diritto di recesso. La modifica era stata tuttavia realizzata in un contesto di mercato e tempistiche che, complessivamente, hanno contribuito ad incidere sulla decisione dei clienti a riguardo all’esercizio o meno del recesso.

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