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Crisi: timida ripresa economica del Sud, ma ancora forte il rischio di povertà

Lo Svimez ha presentato un rapporto che, se da un lato è ottimista riguardo all’uscita dell’Italia dalla recessione, dall’altro sottolinea impietosamente l’ancora forte rischio di povertà che corre il nostro Paese, in particolar modo le regioni del Mezzogiorno

Nel nostro Paese il Pil torna timidamente a crescere per la prima volta dopo sette anni, ma purtroppo persiste sempre il rovescio della medaglia: ci sono sempre più poveri al Sud. Infatti, il 62% dei lavoratori del Meridione guadagna solo il 40% del reddito medio. L’analisi dell’ultimo rapporto pubblicato dallo Svimez è davvero impietosa: se infatti la povertà di questi sette anni di crisi, tra il 2008 e il 2014, ha legato insieme Nord e Sud dell’Italia, è pur vero che nel Mezzogiorno è addirittura raddoppiata. Per effetto della recessione, ha calcolato lo Svimez, la povertà assoluta ha superato in due anni i quattro milioni di persone. E al Sud le percentuali fanno rabbrividire, con circa il 10,6% di povertà nel solo 2013; nel 2014, la povertà assoluta si è fermata al Centro Nord ed è leggermente diminuita al Sud, pare per l’erogazione del bonus di 80 euro mensili. Ma al Sud il rischio di povertà assoluta riguarda una persona su tre, contro una persona su dieci al Nord. Andando a vedere le regioni, l’Abruzzo ha un rischio del 16,5%, mentre la Sicilia addirittura del 42%, in poche parole 4 persone su 10 sono a rischio povertà. Sono ancora a rischio il 30% dei lucani, molisani e calabresi ed anche il 37% dei campani rischia grosso.

Il baratro della povertà riguarda le famiglie giovani, con minori e a monoreddito – La situazione è critica soprattutto per le famiglie con minori oppure giovani, con o senza figli; ma il rischio povertà lo corrono anche le famiglie monoreddito perchè, ha precisato lo Svimez, non basta avere un lavoro per uscire dalla povertà. Molto rilevante è anche il crollo demografico: nel 2014 sono nati 174mila bambini, il valore più basso dall’Unità d’Italia.

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