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Morbo di Alzheimer, più vicini al vaccino: primi test sull’uomo entro il 2018

Entro il 2018 dovrebbero essere inaugurati i primi test sull’uomo. Lo sviluppo del vaccino contro l’Alzheimer è sempre più vicino. Il rimedio sarà in grado di contrastare la demenza nei suoi stadi iniziali andando a colpire le proteine beta amiloidi degradate che bloccano e danneggiano i neuroni

Ai giorni d’oggi sono purtroppo molte le persone a convivere con il morbo di Alzheimer. Sono pari a circa 25 milioni. In commercio sono presenti dei farmaci, ma essi agiscono, sugli stati inziali in modo poco efficiente. «I farmaci sviluppati finora non sono abbastanza forti, inducono i giusti anticorpi ma a livelli troppo bassi», ha spiegato Nikolai Petrovsky. Quest’ultimo, endocrinologo, che ha sviluppato vaccini contro l’influenza, l’epatite B, l’allergia puntura, la malaria, l’encefalite giapponese, la rabbia, insieme al suo team stanno da tempo lavorando allo sviluppo di un vaccino che contrasti tale malattia. La formula del vaccino, realizzata in collaborazione con l’Institute of Molecular Medicine e dell’University of California, negli Usa, consentirà al sistema immunitario di rilasciare anticorpi in grado di legarsi alle proteine tossiche, per poi trascinarle lontano dal cervello. Un meccanismo ottimo ma che però presenta purtroppo una limitazione. Esso potrà avere successo solo nella fase inziale della malattia. «Il farmaco potrà essere somministrato a tutte i pazienti che hanno superato i 50 anni, in modo da immunizzarli prima che insorga la malattia», ha spiegato Petrovsky.

Il morbo potrà essere identificato già dall’infanzia
Una ricerca dell’Università delle Hawaii, ha fatto emergere la possibilità d’identificare molto precocemente chi è a rischio di sviluppare il morbo di Alzheimer. Un particolare gene, chiamato “gene della demenza”, associato alla malattia di Alzheimer, può, infatti, influenzare il cervello e le abilità cognitive dei bimbi nell’infanzia, già a partire dai tre anni.

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