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Usa, guardia spara ad adolescente afroamericano e mette pistola in vendita

L’ex guardia civile mette all’asta l’arma con cui nel 2012 sparò ad un 17enne di colore, nonostante il ragazzo fosse disarmato. L’uomo venne considerato non colpevole e non andò in prigione, ma mettendo l’arma in vendita ha scatenato molte proteste a livello nazionale

Ha messo l’arma all’asta. George Zimmerman, ex guardia civile, ha deciso di mettere in vendita la pistola d’ordinanza con cui il 26 febbraio 2012, a Sanford in Florida, uccise il giovane Trayvon Martin, 17enne afroamericano disarmato. La vicenda si svolse senza testimoni oculari: Trayvon stava tornando a casa con un cappuccio sulla testa, Zimmerman stava pattugliando un quartiere della cittadina americana come vigilante volontario. La versione di Zimmerman fu di come il ragazzo l’avesse pedinato e poi aggredito cercando di sparargli, ma non vennero ritrovate armi sul 17enne: l’unica arma era quella appartenente alla guardia civile. Zimmerman venne accusato d’omicidio di secondo grado e d’omicidio colposo, ma fu poi assolto dalla giuria della Florida il 13 luglio 2013 che accettò la sua versione di legittima difesa. L’ex guardia, ora 32enne, ha messo in vendita la pistola, una Kel-Tec Pf-9 9mm, spiegando nella descrizione: «L’arma in vendita è quella che è stata usata per difendermi e porre fine al brutale attacco di Trayvon Martin. Sono onorato d’annunciare la vendita di un’arma da fuoco diventata icona». L’asta, iniziata mercoledì 10 maggio, si è conclusa tuttavia nel giro di poco tempo, con l’eliminazione dell’annuncio di Zimmerman poiché il sito web “GunBroker.com” ha ricevuto molte notifiche di protesta. L’annuncio ora si trova sul sito “UnitedGunGroup.com” ed ha raggiunto offerte a livelli astronomici, arrivando a 65 milioni di dollari. Ma secondo i media americani, si tratta di cifre false d’utenti che poi si sono cancellati.

«Pezzo di storia americana»
L’obbiettivo di Zimmerman, come ha continuato a spiegare nella descrizione, è quello di guadagnare abbastanza denaro per poter «combattere la violenza contro le forze dell’ordine, la retorica anti-arma da fuoco di Hillary Clinton e d’assicurare la fine della carriera del pm Angela Corey», il procuratore nominato dal governatore della Florida che continuò ad indagare sulla morte del 17enne, causando all’ex agente non poche grane. La pistola, «perfettamente funzionante», gli è stata restituita di recente dal Dipartimento di Giustizia, e riporta ancora i numeri del caso giudiziario scritti con un pennarello argentato. L’ex guardia civile ha spiegato: «Molti hanno espresso interesse a possedere e mettere in mostra l’arma, tra cui anche lo “Smithsonian Museum” di Washington. Questo è un pezzo di storia americana». Ma i funzionari dell’Istituto precisano il contrario: «Non abbiamo mai espresso interesse per collezionare l’arma da fuoco di George Zimmerman, e non abbiamo intenzione di collezionarla o vederla in nessuno museo», ha twittato lo Smithsonian.

Zimmerman arrestato più volte
La messa in vendita dell’arma non è stata vista di buon occhio dall’intera comunità americana: «ripugnante», «ignobile», «oltre i confini del peggior cattivo gusto» sono i commenti che si trovano sul web e che accompagnano la notizia sui siti americani. La stessa guardia ha spiegato d’aver ricevuto minacce di morte non appena ha messo la pistola all’asta, ma come ha poi spiegato a “Fox 35”: «Sono un americano libero, posso fare quello che voglio con i miei beni». Ora, si è venuto a creare un dibattito a livello nazionale, con l’intervento anche dei “Black Lives Matter”, sul modo in cui l’agente sia diventato prima vittima e poi eroe, nonostante il caso del ragazzo afroamericano non sia stato l’unico suo guaio con la giustizia. Dopo la vicenda, infatti, Zimmerman è stato arrestato tre volte per aver picchiato prima l’ex moglie (nel 2013) poi due fidanzate diverse: una nel 2014, l’altra nel 2015 ma entrambe le donne hanno ritirato la denuncia. Nel 2014, infine, è finito in manette per aver minacciato di morte un automobilista che gli aveva tagliato la strada, urlando: «Tu non sai chi sono io!». Tuttavia ciò che è stato sempre palese era il suo odio per la comunità di colore.

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