Era scomparso nel Mediterraneo nella notte tra il 18 e il 19 maggio. Oggi a distanza di circa trenta giorni, sono stati ritrovati i suoi resti. L’Airbus A-320, dell’EgyptAir precipitato mentre era in volo da Parigi al Cairo s’inabissò con 66 persone a bordo
Era la notte tra il 18 e il 19 maggio, quando l’Airbus A-320 dell’EgyptAir con 66 persone a bordo, 56 passeggeri e 10 membri dell’equipaggio s’inabissò nel mar mediterraneo. Era in volo da Parigi al Cairo. Nel momento della scomparsa dai radar, l’aereo si trovava a circa 11.300 metri di altitudine ed è precipitato a circa 6.705 metri prima di scomparire dai radar. Oggi a circa 290 km a nord di Alessandria d’Egitto, a circa trenta giorni dalla tragedia riaffiorano a galla i primi resti. La nave John Lethbridge appartenente a Deep Ocean Search, incaricata nella ricerca, ha individuato diversi siti in cui si trovano i pezzi della cabina e della fusoliera e le immagini sono state subito consegnate alla commissione che si occupa dell’inchiesta. La nave si è servita di un robot sottomarino. «Una squadra di ricerca traccerà una mappa dei luoghi in cui si trovano i resti», ha spiegato la commissione d’inchiesta egiziana. La cosa più importante è trovare le scatole nere. Tramite l’analisi di quest’ultime molte domande troveranno finalmente delle risposte.
Tanti i misteri, diverse le ipotesi
L’ipotesi iniziale è stata quella di un attacco terroristico. In seguito, un incidente per guasti tecnici. Infatti, pochi istanti prima che il volo scomparisse dai radar, l’Airbus aveva emesso avvisi automatici che segnalavano fumo in cabina, problema al sistema antighiaccio del finestrino del co-pilota, fumo nella toilette anteriore e nel comparto posto sotto la cabina di pilotaggio, problemi all’autopilota e infine al sistema che controlla gli spoiler sulle ali. Tutte le ipotesi sono al vaglio degli inquirenti, compresa quella di una bomba ben nascosta in un punto critico del veicolo.
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