I difensori del carpentiere di Mapello, unico accusato per l’omicidio di Yara Gambirasio, hanno chiesto i domiciliari per il loro assistito, magari con l’ausilio del braccialetto elettronico. La moglie si è detta disponibile ad accoglierlo
Massimo Bossetti potrebbe ottenere la custodia cautelare agli arresti domiciliari; è quanto hanno chiesto alla Corte i suoi legali, i quali hanno avanzato richiesta di permettere i domiciliari al carpentiere di Mapello, unico imputato per l’omicidio di Yara Gambirasio, anche con l’ausilio di un braccialetto elettronico. Gli avvocati di Bossetti hanno spiegato in aula che le condizioni sono cambiate e l’esigenza cautelare può essere assicurata anche in questo modo, viste le nuove disposizioni di legge. I difensori del carpentiere hanno inoltre consegnato alla Corte una relazione scritta da Marita Comi, moglie dell’imputato, in cui la donna si dice disponibile ad accoglierlo in casa. Il pm Letizia Ruggeri si è opposta alla richiesta dei legali, mentre la Corte si è riservata di decidere e ha cinque giorni di tempo per farlo.
L’avvocato della famiglia Gambirasio: «Sconvolti»
La richiesta dei domiciliari per Bossetti è arrivata durante l’udienza in cui ha parlato Massimo Maggioni, collega dell’imputato, che si è costituito parte civile per calunnia. Infatti, l’uomo era stato tirato in ballo da Bossetti durante un interrogatorio, pur sapendolo innocente, sostenendo che fosse attratto dalle ragazzine e che potesse essere entrato in possesso del suo Dna tramite uno straccio avuto in prestito dal carpentiere oppure da alcuni attrezzi di proprietà di Bossetti che sarebbero spariti dal cantiere dove lavoravano insieme; i difensori del muratore nell’ultimo anno e mezzo hanno già presentato due diverse istanze di scarcerazione, tutte bocciate nei gradi di giudizio fino alla Cassazione. Adesso, è arrivato quest’altro tentativo basato sul presunto venir meno delle esigenze cautelari. Scioccato per questa ennesima richiesta l’avvocato dei genitori di Yara, Enrico Pelillo, che si è detto sconvolto per le parole usate dalla difesa: «L’imputato e la vittima vivono in due mondi diversi – ha detto il legale – solo che il primo è vivo, mentre Yara è al Creatore».
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