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Delitto Musy, al via il processo d’appello. Furchì: “Sono innocente”

L’imprenditore di origini calabresi è stato condannato in primo grado all’ergastolo per l’omicidio di Alberto Musy, ferito a colpi di pistola a Torino il 21 marzo 2012 e morto dopo 19 mesi di coma. Furchì, all’inizio del processo d’appello, ha scritto una lettera aperta: “Lotterò sempre perchè sono innocente”

Ieri si è ripartiti da una condanna all’ergastolo in primo grado per omicidio premeditato aggravato da motivi futili e abietti. E’ iniziato così il processo d’appello a Torino per l’imprenditore di origini calabresi Francesco Furchì, unico imputato per la morte di Alberto Musy, ferito a colpi di pistola il 21 marzo 2012 e successivamente morto dopo 19 mesi di coma irreversibile. Secondo le motivazioni della prima sentenza, il faccendiere Furchì avrebbe ucciso il consigliere comunale spinto da un desiderio di vendetta, in quanto Musy non avrebbe assecondato i suoi maneggi in molte occasioni, tra cui il tentativo di scalare la fallita Arenaways. La sentenza d’appello è prevista per il 25 novembre, a meno che non vengano ammesse le richieste della difesa per effettuare delle nuove perizie, in particolare sui rilievi antropometrici sulle immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza che ritraggono l’assassino, zoppicante e con il casco, che passeggia per le strade del centro storico.

Furchì ha scritto una lettera aperta dal carcere
«Continuerò a lottare, fino in fondo, anche a prezzo della vita: sono innocente», sono queste le parole più ripetute nella lettera aperta che Furchì, in cella da tre anni, ha scritto dal carcere di Biella, dove è detenuto dopo essere stato ricoverato in ospedale per uno sciopero della fame. C’è un punto oscuro in tutta la vicenda che riguarda l’arma del delitto, mai ritrovata; secondo quanto emerso in primo grado, sarebbe stata nascosta in un casolare agricolo a Caselle, di proprietà di una coppia di amici di Furchì, i quali, in un’intercettazione, esclamano pure: «se parlo io, Francesco si fa cent’anni». I due coniugi, al momento, non sono indagati, ma il pm Roberto Furlan ha ricevuto dalla Corte d’Assise gli atti sul loro comportamento processuale, in quanto sono accusati dall’avvocato della famiglia Musy, Gianpaolo Zancan, di coprire l’imputato.

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