Giallo a Rimini: speleologo trovato morto con un sacco in testa e le mani legate
Ancora sconosciute le cause che hanno portato al ritrovamento del cadavere di Oscar Leandri, un 54enne speleologo originario di Bertinoro, nella periferia di Rimini. L’uomo, uno speleologo della zona, è stato ritrovato con le mani legate dietro la schiena, attaccate insieme con una fascetta da elettricista e un sacchetto in testa chiuso da alcuni giri di nastro adesivo. È stato trovato in posizione fetale, all’alba del 16 gennaio, ma le sue ricerche erano partite già da giovedì mattina quando non si avevano più sue notizie: era uscito di casa lasciando solo un biglietto per avvisare la compagna e la figlia adolescente, spiegando che sarebbe andato a fare un’escursione in Alta Valmarecchia, nella zona di Perticara, dove era stato molte altre volte insieme ad altri speleologi. È stata poi la compagna 46enne che, non vedendolo rientrare nel pomeriggio ha dato l’allarme, sospettando che potesse essergli accaduto qualcosa di spiacevole. Il suo corpo è stato ritrovato non molto lontano da luogo, in un dirupo, in un’area detta Fosso del Fanante, nella frazione Miniera di Perticara, comune di Novafeltria. Sul corpo, nonostante l’autopsia sia comunque prevista per lunedì, dalla prima superficiale ispezione, non sono stati trovati segni di violenza o colluttazione, è per questo che ora la polizia non ha eliminato del tutto l’ipotesi del suicidio. Tuttavia le indagini proseguono, e le forze dell’ordine interrogano parenti stretti e amici, chiunque possa conoscere qualche dettaglio di lui che nascondeva.
Mistero attorno alla morte: escursione senza gli attrezzi
Vista la passione per le escursioni e per la speleologia, l’uomo organizzava spesso incontri con altri suoi colleghi per escursioni approfondite nei dintorni di Perticare. Dunque accadeva spesso che l’uomo restasse fuori casa anche per più di un giorno. Ma era sempre reperibile al cellulare, tranne quel giovedì pomeriggio e venerdì mattina, che insolitamente non ha risposto alle chiamate. In un primo momento la donna ha allertato il museo minerario di Perticara i cui soci conoscevano bene Leandri, per chiedere se avessero visto il compagno. Alla risposta dei soci che di sicuro doveva trovarsi in zona, la donna ha iniziato a cercarlo: ha ritrovato la sua auto, un pick-up Nissan, che era parcheggiata all’inizio del sentiero dal quale si parte per le escursioni, ma di lui non c’era traccia. Alle 18.30 è scattato l’allarme e sono partite le ricerche: le forze dell’ordine hanno preso parte con le unità cinofile, i vigili del fuoco e il soccorso alpino. Il corpo è stato trovato intorno alle 4.30 vicino all’ingresso delle vecchie miniere, e a circa un chilometro da dove aveva parcheggiato la macchina, che era rimasta chiusa. Ma il mistero s’infittisce: non si sarebbe mai allontanato così tanto, da solo, senza tutta l’attrezzatura e l’abbigliamento per le escursioni in grotta. Difatti al ritrovamento, Leandri indossava infatti ancora gli abiti di tutti i giorni, non quelli specifici per il trekking o la speleologia. La busta in testa, legata con il nastro adesivo da imballaggio e le mani legate lasciano capire che l’uomo non era solo durante l’escursione e dalle prime indagini del medico legale la morte dell’uomo sarebbe compatibile con un’ipotesi di asfissia. Ma nonostante si continui ad indagare sulla vita dell’uomo, sulle sue abitudini, le frequentazioni e il mistero di una possibile seconda vita, gli inquirenti e la Procura di Rimini non lasciano ancora indietro l’ipotesi del suicidio poiché attorno al cadavere, il terreno fangoso non ha altre impronte che le sue. Il mistero è ancora da chiarire, ma molti sono i dettagli che possono portare alla ricostruzione del fatto.