Sari Nusseibeh, intellettuale palestinese, in un’intervista a ‘La Repubblica’ si sofferma sulla guerra in Israele e lancia un chiaro messaggio ai due Paesi.
La guerra in Israele prosegue senza sosta. “Il futuro non lo vedo assolutamente bene – conferma Sari Nusseibeh, intellettuale palestinese, in un’intervista a La Repubblica – difficile capire cosa ci aspetta. Ci sono diverse possibilità e i fattori da prendere in considerazione sono quattro. Il primo è quello di un rinnovato interesse della comunità internazionale, il secondo il coinvolgimento militare degli altri Paesi e poi c’è Israele. Non credo che ci sia la volontà di un accordo con i palestinesi. Infine, ci siamo noi e temo che alla fine si ritornerà nella scatola in cui siamo stati confinati da anni“.
“Di certo la soluzione dei due Stati non è più valida – sottolinea ancora l’esperto – tutto andrà ridiscusso e tutto presenterà nuvi problemi. Ma in questo momento non posso assolutamente dire nulla sulle concessioni che possiamo fare”.
“Gli atti del 7 ottobre possono essere solo condannati”
L’intellettuale palestinese ribadisce che “gli atti del 7 ottobre non possono che essere condannati. Noi lo abbiamo fatto. Io e persone come me lo facciamo ormai da sempre – aggiunge Sari Nusseibeh – siamo in grado di distinguere un’azione militare e un massacro“.
E sul negoziato l’esperto non ha dubbi: “Barghouti è l’unico che potrebbe unire diverse anime. Ma se a lui venisse dtto di rinunciare al diritto di ritorno dei palestinesi che hanno lasciato le loro case durante la guerra del ’48-’49 come potrebbe accettare? Lo stesso vale se su quella poltrona ci fosse Dahlan o Fayyad“.
“La posizione saudita non è del tutto nuova”
Nusseibeh si sofferma anche sulla posizione saudita: “Sicuramente non è del tutto nuova. Biden e Blinken stanno spingendo molto e quindi Israele dovrà fare delle concessioni all’Arabia se vuole il riconoscimento. Ma è anche vero che i sauditi per ottenere qualcosa di concreto non dovranno accontentarsi delle promesse, ma pretendere impegni con valore legale“.