E’ una notizia riportata dai media statunitensi: alcuni raid aerei della Coalizione Internazionale anti-Isis hanno colpito un convoglio di miliziani jihadisti che si muoveva appena fuori da Falluja, in Iraq. Oltre 40 veicoli sarebbero stati distrutti, mentre 250 combattenti sarebbero periti
Un raid aereo della Coalizione Internazionale è stato compiuto il 29 giugno poco fuori Falluja, in Iraq: la notizia è stata riportata dalla stampa Usa. Almeno 250 jihadisti dell’Isis sarebbero morti nel corso di un bombardamento su un convoglio e oltre 40 veicoli sarebbero andati distrutti. I raid arrivano a ventiquattro ore dall’attacco terroristico all’aeroporto di Istanbul, per il quale l’Isis è il primo sospettato. La Bbc ha affermato che i miliziani stavano fuggendo da un’offensiva dell’esercito iracheno, che domenica scorsa è riuscito a riprendere la città, ed erano diretti verso le aeree siriane ancora dominate dal Califfato nero. La tv inglese ha citato per questa notizia una fonte militare irachena. Infatti, i miliziani dello Stato Islamico si erano raccolti nell’area di al Ruwaila con il piano di attraversare il deserto fino alla cittadina di al Qaim, che si trova lungo il confine con la Siria.
Adesso i leader vengono uccisi più velocemente
L’aviazione internazionale ha quindi iniziato il bombardamento martedì sera sul convoglio a ovest di Falluja, uccidendo molti dei combattenti; i sopravvissuti sarebbero riusciti a fuggire dirigendosi verso i laghi Razzaza e Habbaniya. Secondo l’inviato speciale statunitense Brett McGurk, che segue le operazioni della Coalizione anti Isis, ormai le forze guidate dagli Usa riescono ad uccidere un leader del Califfato ogni tre giorni: «Nessuna area sottratta all’Isis è stata poi riconquistata dal Califfato nero» ha dichiarato il reporter nel corso di una sua testimonianza resa alla Commissione per gli affari esteri del Senato americano. Secondo McGurk, dopo due anni di operazioni militari l’organizzazione terroristica avrebbe perso il 47% del territorio che aveva conquistato in Iraq e il 20% di quello occupato in Siria.
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