Già lo scorso novembre era arrivata la notizia della sua morte, adesso arriva la conferma ufficiale attraverso la sconvolgente testimonianza di una ex jihadista: «Samra Kesinovic è stata usata come “regalo” per i nuovi combattenti, e poi massacrata a martellate». L’amica, Sabina Selimovic, è rimasta invece uccisa durante un combattimento a Raqqa
Nuovi sconvolgenti dettagli sulla morte di Samra Kesinovic, la ragazzina di 17 anni di origine austriaca, che nel 2014 insieme all’amica Sabina Selimovic, allora quindicenne, decise di abbandonare la sua città per arruolarsi con il sedicente Stato islamico in Siria. «Non cercateci, per Allah vogliamo vivere e morire», scrissero le due minorenni in una lettera destinata ai familiari. Già mesi fa era venuta a galla la triste notizia della loro morte, ma adesso, attraverso una testimonianza, si è scoperto cosa hanno dovuto subire le due ragazzine prima di morire. A parlare è una donna tunisina, ex jihadista, che ha riferito al The Sun alcuni sconvolgenti dettagli. La donna, di cui non si conosce il nome, ha raccontato di aver convissuto con Samra e Sabina in una casa a Raqqa, capitale dell’autoproclamato Califfato, prima della morte delle giovanissime austriache. Dalla sua testimonianza è emerso che sarebbero state utilizzate come “regalo” per i nuovi miliziani arruolatisi con l’Isis. Le amiche, entrambe di origine bosniaca, nel 2014 sono state vittime di un lavaggio del cervello e della pressante propaganda di un predicatore estremista di Vienna, Ebu Tejma, che avrebbe spiegato loro come raggiungere la Siria per arruolarsi all’Isis e vivere per sempre nella serenità e nella ricchezza.
«Niente era come gli era stato promesso»
Samra e Sabina decisero quindi di lasciare l’Austria e la famiglia e partire, da sole, per la Siria, certe di vivere una vita agiata e professare in totale libertà la loro religione. Ma una volta giunte a Raqqa hanno capito che niente era come gli era stato promesso. Dopo aver sposato due miliziani fedeli al Daesh, sono state testimoni delle atrocità dei jihadisti, e terrorizzate da quella realtà, e certe che anche loro avrebbero fatto presto una brutta fine, avevano cercato in tutti i modi di contattare le loro famiglie per far ritorno a casa, lontano da quelle nefandezze. Ma chiunque si arruoli con l’Isis sa perfettamente che è difficilissimo, anzi quasi impossibile, uscirne vivo. E così è stato anche per le ragazzine: Sabina è stata uccisa durante un combattimento a Raqqa, mentre Samra, stanca degli abusi sessuali, è stata uccisa mentre tentava la fuga.
Massacrata a martellate
Secondo la fonte tunisina, alcuni miliziani, dopo essersi accorti che era scappata, l’hanno subito raggiunta, massacrandola a martellate. Già lo scorso novembre alcune fonti sostenevano che Samra fosse stata picchiata a morte dopo aver maturato la decisione di abbandonare Raqqa e tornare a casa, adesso la conferma ufficiale.
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