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Istat: nascite al minimo storico dall’Unità d’Italia, aumentano emigrazioni

L’Istat ha pubblicato l’ultimo rapporto sugli andamenti demografici per il 2015: le nascite sono sempre in calo, al minimo storico dall’Unità d’Italia, e l’aspettativa di vita è diminuita molto. Non si arresta il processo di invecchiamento

Va tutto male per la società italiana: nascite al minimo storico, addirittura dai tempi di Garibaldi, e aspettativa di vita che diminuisce inesorabile. E’ quanto afferma l’Istat, che ha pubblicato l’ultimo rapporto sugli indicatori demografici per il 2015; l’anno scorso, i morti nel nostro Paese sono stati 653mila, il 9,1% in più rispetto all’anno precedente. L’ultimo tasso di mortalità, del 10,7 per mille, risulta essere il più elevato addirittura dal dopoguerra ed è concentrato soprattutto nelle fasce più anziane della popolazione. Ma diminuisce la speranza di vita alla nascita: per gli uomini l’aspettativa è di 80,1 anni, mentre per le donne è di 84,7, ma risultano diminuite dal 2014. Le nascite sono state 488mila nel 2015, il tasso più minimo dai tempi dell’Unità d’Italia, con conseguente abbassamento del tasso naturale. Il 2015 è stato il quinto anno consecutivo di diminuzione della fecondità, giunta a 1,35 figli per donna, mentre l’età media del parto per le donne è salita a 31,6 anni.

Diminuisce il saldo migratorio interno
Il saldo migratorio con l’estero è stato di 128mila unità, un quarto di quello conseguito nel 2007 al momento del massimo storico per i flussi migratori internazionali; le iscrizioni dall’estero per gli stranieri sono state 245mila e 28mila i rientri in patria degli italiani. I trasferimenti di residenza all’interno dei confini nazionali, invece, sono scesi per la prima volta sotto il livello del milione e 300mila, con una contrazione del 3% rispetto al 2014. I trasferimenti tra Comuni sono stati più numerosi tra le regioni del Nord e del Centro, mentre si sono rivelati bassi per le regioni del Mezzogiorno. La popolazione continua intanto ad invecchiare: gli ultra sessantacinquenni sono il 22% sul totale della popolazione e diminuiscono considerevolmente sia l’età attiva che quella fino ai 14 anni d’età.

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