Mika ha deciso di reagire alla scritta omofoba sul suo manifesto per non dimenticare il tredicenne che è stato, vittima di bullismo per la sua sessualità, e consiglia: “Non accettiamo più gli insulti, non facciamo finta che non esistano: sarebbe più pericoloso”
Mika rompe il silenzio dopo l’infelice episodio di Firenze di pochi giorni fa, quando alcuni bulli hanno imbrattato la sua faccia con dello spray nero sul manifesto che pubblicizzava un suo concerto, lasciando insulti e scritte omofobe. In una lunga intervista al Corriere della Sera il noto cantante ha espresso tutto il suo rammarico: “Quando ho visto su Instagram la foto del poster di Firenze, con la mia faccia imbrattata, mi sono sentito triste, umiliato. Il primo istinto è stato: non dire niente a nessuno, non reagire”. E ricorda quando da ragazzino si era sentito allo stesso modo: “A scuola ero così, inerme. Se allora avessi reagito mi avrebbero picchiato e non avrei ottenuto altro che tornare a casa con un livido in faccia. So che cos’è il bullismo, mi venivano addosso. Per razzismo, per il fatto che mia madre era grassa o perché in quel periodo avevamo problemi di soldi. Soprattutto, l’80% delle volte, per la mia sessualità. Prima ancora che io fossi consapevole della mia sessualità”. Ma stavolta Mika ha deciso di reagire, di non continuare a subire queste ingiustizie chiudendo gli occhi. Così ha usato quella foto imbrattata come immagine del profilo sui suoi social network facendone un simbolo: è nato l’hashtag #RompiamoIlSilenzio, e l’offesa è diventata una bandiera virale, un modo per far riflettere le persone. L’artista inglese ha poi sottolineato che se avesse taciuto, avrebbe tradito in primo luogo se stesso: “Rifiutando di riconoscere gli insulti, avrei commesso un errore: avrei dimenticato il tredicenne che sono stato”. Quegli insulti rimangono comunque una ferita molto forte, ma Mika consiglia: “non accettiamoli come se fossero delle parole normali. Non facciamo più finta che non esistano: sarebbe molto più pericoloso”.
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