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Omicidio di Vasto, Avv. Boccilolini: “Perché D’Elisa era libero di girare per strada? Andava tutelato”

«Uno si chiede del perché l’indagato fosse libero di girare per strada. Andava tutelato». «Per le vittime e i familiari lo Stato non fa niente. Di Lello andava seguito e sostenuto. Andava tutelato anche lui»

L’avvocato Daniele Boccilolini è intervenuto ai microfoni di Legge o Giustizia su Radio Cusano Campus per commentare l’omicidio di Vasto. In molti si sono schierati al fianco di Fabio Di Lello per l’omicidio di Italo D’Elisa. «Questo – spiega il legale – è un omicidio premeditato, a prescindere dalla finalità con la quale è stato fatto. Il nostro ordinamento spesso pensa poco alla vittima, al dolore, all’elaborazione del lutto che un familiare deve affrontare. In questo caso abbiamo una trasformazione da vittima ad imputato. Il problema non è la “malagiustizia”. In Italia la giustizia non si fa da soli. C’era un indagato, ovvero questa persone uccisa a colpi di pistola, per omicidio stradale. Questo reato è punito fino ai 15 anni di reclusione. La giustizia fai da te è contraria ai principi del nostro ordinamento».

«Perché D’Elisa era libero di girare per strada?»
«Nessuno può o deve comprendere un simile gesto. Il magistrato ha chiuso le indagini sulla morte di Roberta Smargiassi nei tempi ordinari. Mancava solo l’udienza preliminare davanti al Gup. Insomma si era perfettamente nei tempi. Se si parla di lentezza e malagiustizia vuol dire sparare fesserie. L’omicidio di D’Elisa da parte di Di Lello è stato maturato nel tempo per la mancata elaborazione del lutto. Giustamente uno si chiede del perché l’indagato, per omicidio stradale, fosse libero di girare per strada. L’omicidio stradale, che prevede pene alte, non prevede la misura cautelare durante le indagini».

«Girava a piede libero, in attesa di giudizio. Forse andava tutelato l’indagato, almeno alla luce di quello che è successo. C’era una specie di incompatibilità ambientale a Vasto, con un clima di odio che si alimentava sui social e non. Leggo spesso commenti di una violenza inaudita nei gruppi Facebook che chiedono giustizia per Tizio o per Caio».

Bocciolini sottolinea anche la solitudine di Di Lello
«Per le vittime e i familiari lo Stato non fa niente. Di Lello andava seguito e sostenuto. Andava anche lui tutelato a livello psicologico ed economico. Purtroppo in Italia siamo lontani da un concetto del genere, ovvero di sostegno reale alle vittime».

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