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Palermo, donna libica arrestata per terrorismo Isis: rilasciata torna in carcere

La donna, dottoranda all’Università del capoluogo siciliano, era stata arrestata a fine dicembre per aver avuto contatti con estremisti islamici e per aver fatto propaganda all’Isis. Era stata scarcerata, ma adesso la Cassazione ha ritenuto motivate le ragioni della Procura palermitana

Ufficialmente, frequentava l’Università di Palermo come dottoranda in Economia, ma in realtà faceva anche un extra molto pericoloso: compiva propaganda per l’Isis e la Jihad. Per questo, a fine dicembre una donna libica di 45 anni, Khadiga Shabbi, era stata arrestata dagli uomini della sezione antiterrorismo della Digos del capoluogo siciliano. Ma il gip non aveva convalidato il fermo ritenendo che non vi fosse pericolo di fuga da parte della donna; adesso, però, la Cassazione ha avvalorato le tesi della Procura, confermate anche dal tribunale del riesame di Palermo, e per la donna si sono riaperte le porte del carcere. Le accuse rivolte alla Shabbi sono istigazione e apologia di reato con finalità di terrorismo, con l’aggravante della dimensione transnazionale della condotta. Infatti, la donna pubblicava spesso sul suo profilo Facebook i messaggi e i video delle milizie islamiche collegate con l’Isis, che in Libia sono in guerra con il governo riconosciuto dalla comunità internazionale.

I contatti con altri gruppi di terroristi
Ma la dottoranda non lo avrebbe fatto solo per una malsana simpatia verso il terrorismo islamico, ma proprio perchè considerata organica al gruppo estremista “Ansar Al Sharia Lybia” come “soggetto a disposizione”, secondo la Procura. Tramite alcune intercettazioni, inoltre, era stato scoperto che la donna aveva anche tentato di far arrivare a Palermo un nipote, anch’egli legato alle milizie islamiche e per questo ricercato dalle forze governative; lo aveva anche iscritto ad un corso d’italiano per stranieri per fargli ottenere il permesso di soggiorno, ma tutto era successivamente sfumato in quanto il giovane morì durante un bombardamento a Bengasi. Ci sono anche indagini su una rete di contatti che la libica avrebbe mantenuto in Sicilia. La Shabbi è risultata in contatto con altri simpatizzanti della causa jihadista, residenti in Belgio e Gran Bretagna; pare che la donna abbia anche compiuto alcuni trasferimenti di somme di denaro verso l’estero. Ma nonostante questo, il gip non aveva ritenuto valide le motivazioni della Procura e aveva scarcerato la cittadina libica.

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