Pratiche di divorzio: tutto quello che c’è da sapere

Divorzio attraverso pratiche comunali, oppure richiedendo il divorzio breve. In entrambi i casi, i due coniugi devono essere entrambi consenzienti per facilitare le pratiche. In seguito, il giudice può anche decidere di aggiungere l’assegno divorzile

Pratiche di divorzio: tutto quello che c'è da sapere

Riconosciuto solo nel maggio 1974 come un diritto, il divorzio è una delle pratiche realizzate con lo scopo di porre fine a sposalizi e matrimoni. Il divorzio, nella legge italiana, è considerato come rimedio al fallimento coniugale determinata da tanti fattori e motivazioni. Tra queste, ci sono i divorzi a causa di condanne penali gravi, la mancata consumazione del matrimonio o annullamento di nozze estere ma la prima causa è la separazione. La via più facile per porre fine al matrimonio può essere, alle volte, proprio la separazione. Dalla separazione è possibile richiedere una separazione di fatto: vale a dire che marito e moglie cominciano ad avviare le pratiche di divorzio davanti al giudice al fine di formalizzare l’allontanamento e divorzio. Durante questo lasso di tempo, i due ex coniugi, cercando di arrivare a compromessi e accordi, possono cominciare a definire l’affidamento, in caso ci siano figli, il contributo di mantenimento, l’abitazione, separazione dei beni, suddivisione spese giudiziarie. Il tutto con il solo scopo di accelerare le pratiche legali.

Come si compone il divorzio breve
Naturalmente, ogni parte deve far valere i propri diritti e difendersi in caso di disaccordi attraverso legali esperti in diritto matrimoniale, anche per scoprire se c’è possibilità di effettuare il rito breve. Infatti, un tempo tali pratiche, avevano la durata di tre anni o poco più. Tuttavia, grazie alla legge n.55/2015, si è introdotto il “divorzio breve”. Attraverso quest’abbreviazione possono occorrere solo 12 mesi anziché tre anni per sancire la fine del matrimonio. In caso in cui i coniugi siano entrambi consensuali, il periodo si abbassa ad ulteriori sei mesi.

Nonostante il rito breve, starà poi al giudice definire tutti i dettagli. Ad esempio viene tenuto conto sia del tenore di vita di marito e moglie, che di redditi o di impiego. A quel punto, il giudice può decidere di definire gli alimenti (nel caso si parli di separazione) o di assegno divorzile. Nel caso in cui il giudice lo ritenga opportuno può decidere che una delle parti in causa, versi mensilmente un assegno all’altra.

Non vi è una somma specifica, ma può dipendere da vari fattori. Ovviamente l’assegno non può essere ceduto né rivisto se alcune condizioni cambiano. Una volta ricevuto, il beneficiario deve però capire che non può richiedere più nulla, anche se dovesse trovarsi in difficoltà economiche. Ogni divorzio, tuttavia, ha tantissime conseguenze e contenziosi che vanno a diversificare ogni eventualità di caso in caso.

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