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Quentin Tarantino: “Polizia assassina”. Agenti Usa boicottano il suo nuovo film

Il regista partecipando lo scorso 24 ottobre ad una manifestazione di protesta contro le violenze delle forze dell’ordine ha definito gli agenti newyorkesi “assassini”. La polizia lo attacca pretendono le sue scuse, ma lui non si fa intimidire: «Cercano di demonizzarmi e chiudermi la bocca»

La polizia statunitense ha invitato tutti i cittadini a boicottare il nuovo film di Quentin Tarantino, “The Hateful Eight”, previsto in uscita per Natale, e che vede protagonisti Samuel L.Jackson, Kurt Russel, Tim Roth e Jennifer Jason Leigh. Il motivo di tale richiesta si riconduce ad alcune affermazioni del noto regista americano durante una manifestazione di protesta contro le violenze delle forze dell’ordine a New York, quando avrebbe utilizzato, a loro dire impropriamente, il termine “assassini” per definire gli agenti. I sindacati della polizia della Grande Mela chiedono quindi a Tarantino di scusarsi pubblicamente per quanto detto. Appoggia la polizia, chiedendo al regista di “Kill Bill” di porgere le sue scuse, anche il New York Post, sulla cui copertina si legge: «Dillo e basta Quentin. Dillo che ti dispiace». Ma Tarantino, assolutamente contrario alla violenza (quella fuori dai suoi film), pare non avere alcuna intenzione di scusarsi. Anche se non bisogna fare di tutta l’erba un fascio, è ormai nota a tutto il mondo la brutalità e la violenza perpetuata negli ultimi mesi dagli agenti di New York, che abusano continuamente della divisa e della forza, tanto che moltissime organizzazioni sono più volte scese in campo per dire basta a questi episodi. L’ultima manifestazione è avvenuta lo scorso 24 ottobre, quando Tarantino, presente in prima linea, ha additato la polizia newyorkese tacciandola come “assassina”.

«Non tutti i poliziotti sono assassini»
Dopo i numerosi attacchi, il regista due volte premio Oscar, ha replicato sulle pagine del Los Angeles Times: «Non ho mai detto che tutti i poliziotti sono assassini. E nemmeno l’ho mai insinuato. Quello che stanno facendo è abbastanza evidente: invece di contrastare gli episodi di brutalità di cui la polizia si è resa colpevole, invece di esaminare il problema della violenza della polizia in questo Paese, stanno cercando di demonizzarmi. Mi vogliono screditare e intimidire. Vogliono chiudermi la bocca e, cosa ancora più grave, vogliono inviare un chiaro messaggio a qualsiasi altra persona importante che potrebbe sentire il bisogno di unirsi in questa lotta».

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