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Reggio Calabria, condizionavano l’economia in accordo con la ‘ndrangheta: 10 arresti

Il Ros dei Carabinieri ha eseguito 10 arresti a Reggio Calabria e in altre città italiane nei confronti di altrettanti soggetti accusati, a vario titolo, di aver organizzato una filiera occulta in grado di condizionare l’economia cittadina. Il gruppo aveva legami con la ‘ndrangheta

I carabinieri hanno assestato un altro duro colpo alle cosiddette “logge segrete” che controllano di fatto Reggio Calabria e tutta la regione calabrese; il Ros ha infatti eseguito 10 arresti, tra Reggio Calabria, Roma, Milano, Brescia e Crotone, nei confronti di altrettanti soggetti responsabili, a vario titolo, di concorso esterno in associazione mafiosa, turbata libertà degli incanti, truffa aggravata, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, induzione indebita a dare o promettere utilità, intestazione fittizia di beni ed estorsione aggravata dal metodo mafioso. L’operazione condotta dai militari è stata denominata “Reghion”; sono state avanzate inoltre contestazioni a due società, con sedi tra Reggio, Roma e Milano, operanti nel settore della depurazione dell’acqua e della fornitura del servizio idrico integrato. L’operazione è nata da una costola della precedente indagine “Fata Morgana”, che aveva scoperchiato una filiera occulta in grado di condizionare l’economia reggina.

Fermi eccellenti
Tra i personaggi indicati dalla Dda reggina come componenti del sodalizio ci sono l’avvocato Paolo Romeo, ex parlamentare e già condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, gli imprenditori reggini Domenico e Vincenzo Barbieri, Marcello Cammera, dirigente del settore Cultura-Turismo-Istruzione e Sport del comune di Reggio (all’epoca dei fatti dirigente del settore Servizi Tecnici) e Bruno Fortugno, funzionario del settore Servizi tecnici e alta professionalità per il Servizio idrico integrato del Comune di Reggio Calabria. L’attività di indagine era partita nel 2013 per controllare il reale andamento del settore lavori pubblici del comune della città dello Stretto ed ha portato alla luce l’esistenza di un comitato d’affari, composto da politici, dirigenti, uomini d’affari e imprenditori, capace di condizionare e amministrare la macchina amministrativa comunale per conto della ndrangheta. Una regia occulta che riusciva ad orientare la concessione di appalti multimilionari verso holding imprenditoriali vicine alla criminalità organizzata calabrese. Sequestrate anche 15 società e due esercizi pubblici dal valore complessivo di 42,5 milioni di euro.

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