Smartphone: sindrome della vibrazione fantasma, negli Usa colpiti 9 ragazzi su 10

Secondo uno studio Americano, nove ragazzi su dieci, soffrono di ansia da cellulare. Più nello specifico, accuserebbero la sindrome della vibrazione fantasma. A rivelarlo il Georgia Istitute of Technology

Smartphone: sindrome della vibrazione fantasma, negli Usa colpiti 9 ragazzi su 10

Pubblicato sulla rivista scientifica Computers in Human Behaviour. A rivelarlo è il Georgia Istitute of Technology. Uno dei più importanti centri di ricerca tecnologica negli Stati Uniti. Nove persone su dieci soffrono di ansia da cellulare. Più esattamente accusano la sindrome della vibrazione fantasma. Spesso capita di avvertire, la sensazione, come se il cellulare in tasca vibrasse per l’arrivo di una chiamata, un messaggio o un email. Quando si va a controllare, convinti di aver percepito bene, si va a scoprire che invece non era niente, ma solo una semplice sensazione. «Si percepiscono e scambiano come vibrazioni del cellulare quelli che in realtà sono i piccoli e frequenti spasmi muscolari», spiega Robert Rosenberger, autore dello studio. «E’ sorprendente quante persone ne soffrano», aggiunge. In un recente studio, fatto su studenti universitari, è emerso che a soffrirne sono circa il 90% dei giovani. Se per alcuni la vibrazione fantasma non suscita nessun tipo di fastidio, per altri la cosa risulta essere alquanto irritabile.

Secondo gli studiosi il fenomeno può dipendere da due fattori
Secondo i ricercatori, la sindrome della vibrazione fantasma, può dipendere da due elementi principali. In primis, il sopravvento che la tecnologia sta prendendo sul nostro corpo, in particolare sul cervello. L’abitudine eccessiva di usare i cellulari e di portarli sempre con noi, in qualsiasi ambiente e circostanza. In secondo poi, gli studiosi pensano che gli individui dalla tipologia ansiosa, sono più soggetti a questo tipo di sindrome, proprio per lo stato iperansioso che li caratterizza. «Tutti questi diversi tipi di tecnologie, finiscono per rendere nervosi e irritabili per il dover rispondere a messaggi e mail», ha concluso Rosenberger.

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