A muovere le accuse la commissione d’inchiesta dell’Unione Africana che ha presentato un rapporto sulle atrocità commesse nel Paese: uccisioni e stupri, gente picchiata e menomata, e persino costretta a bere sangue e mangiare la carne dei propri cari uccisi
Uccisioni sommarie, torture, mutilazioni, stupri e cannibalismo forzato. Sono le accuse mosse dalla commissione d’inchiesta dell’Unione Africana al governo e alle forze ribelli in Sud Sudan, rei di aver commesso questi raccapriccianti crimini contro l’umanità. La commissione è stata incaricata di indagare su queste atrocità nel Paese dal dicembre 2013, quando sono iniziati i violenti scontri tra le tribù rivali Dinka e Nuer, facenti capo rispettivamente al presidente Salva Kiir e all’ex vicepresidente Riek Machar, autore di un tentato golpe. L’indagine è stata portata avanti e resa nota dall’ex presidente nigeriano e capo della commissione Olusegun Obasanjo. L’elenco dei crimini commessi in Sud Sudan da entrambe e su entrambe le fazioni, anche sui civili, è impressionante. «La commissione crede che crimini di guerra siano stati commessi a Giuba, Bor Bentiu e Malakal», si legge sul rapporto. Molte le testimonianze riferite alla commissione dai cittadini di Giuba che hanno raccontato di episodi estremamente sconvolgenti. Miliziani che seminano terrore nei villaggi facendo stragi, che danno fuoco alle case, o che stuprano le donne. Innumerevoli gli episodi in cui la popolazione è stata umiliata, picchiata e menomata. E alcune persone sarebbero state persino costrette a bere sangue e mangiare la carne dei propri cari uccisi.
La pubblicazione di questo rapporto denuncia come siano stati compiuti atti terribili durante questi due anni di conflitto che dilania il Sud Sudan, il più giovane Stato del mondo. Il Paese è infatti nato il 9 luglio 2011 dopo una guerra civile e in seguito a un referendum in cui il 99% dei votanti si è espresso a favore della secessione dal Sudan. La Bbc ha riferito che, nonostante la tregua siglata lo scorso 26 agosto, più volte violata, dal 2013 decine di migliaia di persone sono morte e due milioni sono state costrette ad abbandonare le loro case a causa di una distruttiva guerra civile voluta dal presidente sud sudanese Salva Kiir e dal vicepresidente e attuale leader dei ribelli, Riek Machar, in continua lotta per il potere.
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