Una studentessa di 29 anni, è stata uccisa in modo alquanto brutale nella giornata del 12 aprile, a Ginevra in Svizzera. Stava rientrando a casa dopo aver svolto le sue ore di tirocinio presso l’ospedale. Avrebbe opposto resistenza al suo aggressore che voleva sottrarle la borsa
Si chiamava Valentina Tarallo la studentessa italiana uccisa nella giornata del 12 aprile a Ginevra, in Svizzera. Lei di origini pugliesi aveva conseguito la sua laurea in medicina all’Università di Torino. Aveva deciso di allontanarsi ulteriormente e attraversare il confine per continuare a realizzare il suo sogno, quello di diventare un medico. Stava svolgendo il tirocinio. Intorno le ore 23:30, orario in cui finiva il suo lavoro, proprio nei pressi dell’ospedale, la giovane è stata aggredita. Probabilmente un africano il suo aggressore nonché killer. Alcuni testimoni lo descrivono come un ragazzo di colore, alto circa 1 metro e 90, sui 20 anni. L’uomo secondo le prime ricostruzioni avrebbe cercato di sottrarre la borsa alla giovane Valentina. Quest’ultima avrebbe opposto resistenza e avrebbe cercato di difendersi e di scappare. Vani i suoi tentativi. L’uomo ha iniziato a colpirla al volto e al capo con una spranga. Inutili le sue richieste di smetterla e vani i tentativi di chiedere aiuto. L’uomo non ha provato alcuna pietà di fronte alla donna. L’ha colpita ripetutamente al capo fino a ridurla in fin di vita.
Urla agghiaccianti
«Urla agghiaccianti e un rumore sordo di colpi», queste le parole di un ragazzo che vive a pochissimi metri dal luogo in cui è stata uccisa Valentina Tarallo. «L’ho vita a terra che perdeva molto sangue, accanto a lei una spranga di ferro lunga 60-70 centimetri, probabilmente l’arma con cui è stata ridotta in fin di vita», queste le parole del ragazzo che per primo ha chiamato i soccorsi e si è precipitato dalla giovane. I soccorsi giunti immediatamente sul posto hanno cercato ripetutamente di rianimare la vittima. Purtroppo Valentina non ce l’ha fatta. «La zona dove è stata aggredita la giovane non è per nulla pericolosa», queste le parole del ministro responsabile degli Affari sociali del Canton Ginevra, Mauro Poggia. «Non calchiamo la mano con l’origine africana dell’omicida. Non vorrei si pensasse sia un migrante. Andiamoci piano», ha aggiunto.
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