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Tensione Russia-Turchia, Putin accusa Erdogan: “Compra petrolio dall’Isis”

Dopo averlo già sostenuto qualche giorno fa a Parigi, Vladimir Putin passa ora alle vie di fatto portando avanti delle prove che dimostrerebbero che la Turchia compri petrolio dal Califfato e che abbia abbattuto il caccia russo per proteggere le rotte petrolifere

Tre giorni fa, a Parigi, Vladimir Putin aveva pubblicamente accusato il premier turco Recep Tayyep Erdogan di aver volutamente fatto abbattere il cacciabombardiere russo in Siria, lo scorso 24 novembre, per proteggere le rotte petrolifere che collegherebbero Ankara con il Califfato islamico. Ieri, il ministero della Difesa di Mosca è passato alle vie di fatto mostrando le prove che ha acquisito, tra fotografie e carte geografiche, che documenterebbero il trasporto illegale di petrolio iracheno e siriano vicino al confine con la Turchia. A parte questo, la Russia lancia anche l’accusa più grave: Erdogan e la sua famiglia sarebbero coinvolti direttamente in questo traffico con i jihadisti. Ma il premier di Ankara ha risposto sdegnato: «Nessuno ha il diritto di insultare la Turchia; se la Russia dovesse proseguire su questa linea, saremo costretti a prendere dei provvedimenti». Martedì, Erdogan si era detto pronto anche a dimettersi se le accuse di Putin fossero state provate. Il vicecapo di Stato maggiore russo, Sergej Rudskoj, ha documentato così le prove raccolte: «Sono state individuate tre rotte principali per il trasporto del petrolio dell’Iraq e della Siria nel territorio turco attraverso le zone controllate dalle formazioni dei banditi sui suoli siriani e iracheni».

Secondo fonti russe, la Turchia importerebbe petrolio dall’Isis per esportarlo altrove – Le fotografie parlano chiaro, come aveva già annunciato Putin lo scorso giovedì a Mosca a fianco del presidente francese Hollande, e mostrerebbero colonne di autocisterne dirette in Turchia. Secondo Rudskoj, ci sarebbe una rotta occidentale che porta agli scali marittimi turchi lungo il Mediterraneo, una rotta settentrionale che condurrebbe alla raffineria di Patma, in territorio ottomano, e infine una rotta orientale che porta ad una grande base nella cittadina di Zhizdra. Secondo fonti russe, il petrolio verrebbe diviso in due parti: una destinata al mercato interno turco, mentre l’altra sarebbe venduta all’estero per la raffinazione. Anzi, secondo la Difesa russa, Ankara sarebbe il principale acquirente del petrolio proveniente dalla Siria e dall’Iraq.

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