Umberto Eco ci ha lasciato venerdì sera nella sua casa di Milano, portato via da un tumore che l’ha colpito circa due anni fa. Semiotico, filosofo, scrittore, giornalista, professore universitario, corsivista, traduttore: molte sono state le carriere dell’uomo che fece della storia e della cultura generale, la sua vita. Un uomo dal pensiero libero e di mentalità aperta, filosofo appassionato di libri antichi, lo studio per lui era tutto. Un cultore dell’avanguardia letteraria che ha portato i suoi dibattiti, la sua intelligenza e voglia di conoscere, in tutto il mondo, persino in America, ma non ha mai dimenticato la sua Milano. La sua carriera l’ha portato lontano e, oltre a diversi saggi, campo letterario dove ha prodotto di più, divenne famoso per il suo libro “In nome della rosa” (1980), che diede seguito all’omonimo film. Stimato da molti artisti italiani come Hugo Pratt, che gli dedicò un numero speciale, rendendo Eco “Humbert Coe” aiutante di Dylan Dog per scoprire l’origine delle lingue del mondo; o la grande amicizia con Andrea Pazienza, suo allievo al Dams. Dopo i suoi brillanti 60 anni di carriera letteraria, anche verso la fine, Umberto Eco ha continuato a lavorare per il nuovo progetto “La Nave di Teseo”, la casa editrice che aveva preso a condurre assieme ad Elisabetta Sgarbi. La direttrice ha spiegato a “Tgcom24” che Eco aveva lavorato ad un nuovo libro: «Uscirà l’ennesima nuova impresa a cui aveva dato avvio. Lo scrittore aveva finito, consegnato e corretto. La copertina è disegnata dal suo amico Cerri. E’ un libro di saggistica, di interventi su temi di attualità e lo pubblicheremo insieme ai suoi precedenti dieci titoli di saggistica». Il libro uscirà il 27 febbraio con il titolo “Pape Satan Aleppe”. L’ultimo saluto allo scrittore, originario di Alessandria, avverrà martedì prossimo, presso il Castello Sforzesco milanese.
Carriera intensa: dalla filosofia al giornalismo
Nato nel 1932, divenne un libero pensatore fin dalla laurea in “Filosofia” all’Università di Torino nel 1954 e proseguì nello stesso anno con una breve carriera alla Rai con il “Gruppo 63”, composto da divergenti artisti intenti a dibattiti sull’attualità. Si dedicò dalla fine degli anni ’50 allo studio dei mass media e cultura di massa che lo portò a studiare i nuovi programmi televisivi, come ad esempio quelli condotti da Mike Buongiorno, e da lì scrisse il trattato “Fenomenologia di Mike Buongiorno” pubblicato nel ’61. Divenne, nel ‘59 critico letterario per la Bompiani Editore e successivamente docente universitario nel ‘61: fu fondatore dell’Accademia Dams di Bologna dopo aver ottenuto la cattedra di Semiotica nel 1975. Come docente, inoltre, Umberto Eco ha tenuto diversi corsi di studio e conferenze alla New York University, Columbia, Yale e Collège de France, ritirandosi poi nel 2007 per i suoi limiti d’età. Nel ’55 collaborò anche per la fondazione de “L’espresso”, dove, fino ai suoi ultimi giorni, ha gestito la sua personale rubrica “La bustina di Minerva”: rubrica opinionistica e satirica sul mondo politico e non. Scrisse anche articoli per i maggiori quotidiani italiani (“La stampa”, la “Repubblica” , il “Manifesto”, qui firmandosi Dedalus, e il “Corriere della Sera”) e fu collaboratore anche presso numerose riviste specializzate internazionali come “Poetics Today” “Degrès”, “Structuralist Review” e “Text”. Non ha mai abbandonato gli studi semiotici, su cui ci fece un saggio, “Trattato degli studi semiotici” nel ’75, ma la sua opera per il mondo ha visto anche traduzioni di testi che ancora non erano stati tradotti, un esempio può essere “Esercizi di stile” di Raymond Queneau, che tradusse nell’83, e “Sylvie” di Gérard de Nervalm nel ’99. Con la Bompiani Editore, con cui collaborava da circa 20 anni, pubblicò il primo suo capolavoro “In nome della rosa” (1980) da cui fu tratto un film, e proseguì la sua carriera di scrittore pubblicando “Il pendolo di Foucalt” (1988), “L’isola del giorno prima” (1994), “Baudolino” (2000), “La misteriosa fiamma della regina Loana” (2004), “Il cimitero di Praga” (2010) e “Numero zero” (2015). Tutti romanzi tradotti in molte lingue europee, che contengono tematiche di tipo oscuro, del mistero o di teorie complottistiche, accompagnate sempre da diverse citazioni latine e opere classiche, che gli ha permesso di crearsi una fama tale da farsi conoscere in tutto il mondo. Ultimo fra tutti i suoi progetti, Eco aveva intrapreso un nuovo cammino letterario con Elisabetta Sgarbi aprendo una nuova casa editrice, “La nave di Teseo”, dopo aver lasciato la sua fidata Bompiani assieme ad altri autori.
Cordoglio internazionale, anche dal Louvre
Molti sono coloro che ora rimpiangono un tale cursore dell’avanguardia letteraria fin dagli anni ’60. Sintetico il comunicato di Bompiani, a cui Eco ha affidato la stampa di quasi tutti i suoi trattati e libri: «Lutto per la cultura, ci lascia Umberto Eco: Siamo addolorati». In politica soprattutto, molte sono le cariche funzionarie che accusano il colpo, primo fra tutti il ministro della cultura Franceschini che scrive: «Ci ha lasciato Umberto Eco. Un gigante che ha portato la cultura italiana in tutto il mondo. Giovane e vulcanico fino all’ultimo giorno»; Matteo Renzi twitta: «Umberto Eco. Un grande italiano, un grande europeo». Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella definisce Eco: «Un uomo libero e di grande passione civile». Anche la cantante Noemi scrive attraverso i suoi profili social: «Una parte della nostra cultura e letteratura. Ora tocca a noi. Saremo capaci di raccontarci così bene agli Italiani di domani?». Perfino all’estero si piange per una grande perdita: da Madrid esprime cordoglio il premier Mariano Rajoy, da Strasburgo grande tristezza dal presidente dell’Europarlamento Martin Schulz. Anche il Louvre lo ricorda con un post di una sua intervista per il “Journal du Louvre”. Ma quello che emoziona di più è la quantità di messaggi lasciata da gente qualunque, lettori e studenti che hanno amato i suoi libri, addirittura dall’altra parte dell’oceano, che ricordano Eco postando alcune citazioni. Tutti ora captano quel vuoto che si ergeva come uno dei pilastri della letteratura italiana. Una carriera notevole, apprezzato da molti, amato dai suoi colleghi che faranno capolino al Castello Sforzesco di Milano martedì alle ore 15 dove, come spiegato dal suo curatore editoriale Mario Andreose, si svolgerà il rito funebre, rigorosamente laico, per rispettare le credenze dello scrittore che resterà nel cuore di tutti.