Impegnati in un’operazione anti-bracconaggio nella riserva privata del Mana Pools, nello Zimbabwe, Claudio e Massimiliano, cacciatore e guida safari professionisti, sarebbero stati scambiati per bracconieri e uccisi per sbaglio dal personale di vigilanza della riserva. Ancora in corso le indagini
Scambiati per bracconieri e uccisi per errore. È la tragica sorte di due padovani, padre e figlio, cacciatore e guida safari professionisti, uccisi nel parco nazionale del Mana Pools, nello Zimbabwe, al confine con lo Zambia. Ad ucciderli, a colpi di fucile, il personale di vigilanza della riserva privata che li aveva scambiati per bracconieri. Le vittime sono Claudio Chiarelli, nato nel 1950, e il figlio Massimiliano, nato ad Harare nel 1987, da anni residenti nel Paese africano, dove avevano un’attività di operatori turistici, lavorando nel settore dei safari. Il genitore collaborava anche con le autorità locali nella lotta al bracconaggio. Secondo quanto riportato da alcune fonti locali, e confermato poi dalla Farnesina, l’incidente sarebbe avvenuto mentre i due connazionali stavano dando supporto logistico all’operazione anti-bracconaggio nella riserva privata del Mana Pools. A confermare la tragedia anche l’ambasciata italiana di Harare, secondo cui le circostanze sarebbero ancora tutte da chiarire. Tuttavia è quasi certo che a sparare a padre e figlio non siano stati dei bracconieri, e che quindi si è trattato solo un di tragico malinteso. «Da quel che ci risulta non sembra che siano stati uccisi da bracconieri, ma per errore dalle stesse autorità del parco. Anche se aspettiamo di avere informazioni più precise», ha spiegato a La Stampa Roberto Franceschini, funzionario della sede diplomatica in Zimbabwe.
In corso le indagini
Chiamati dai rangers a partecipare ad un’operazione contro i cacciatori di frodo, Claudio e Massimiliano sarebbero stati uccisi a colpi di fucile dal personale di vigilanza del parco, dopo essere stati scambiati loro stessi per bracconieri. La famiglia delle vittime, morte nel pomeriggio del 13 marzo, è stata informata dal ministero degli Esteri e sarebbe già in partenza per la capitale dello Zimbabwe, Harare. Intanto l’Unità di crisi del ministero degli Esteri italiano ha detto che le indagini sono ancora in corso e le autorità di polizia dello Zimbabwe stanno tentando di ricostruire l’accaduto.
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