Allergie invernali, i medici lanciano l’allarme: la causa lascia poche speranze

Alcuni disturbi tipicamente “stagionali” stanno diventando “cronici”. Ecco costa sta succedendo secondo gli esperti.

Le allergie sono un fenomeno in crescente diffusione a tutte le latitudini, e non è certo un caso. Vero è che la predisposizione a soffrirne è scritta nel nostro Dna (e trasmissibile di genitore in figlio). Ma a ciò si aggiunge anche una serie di fattori ambientali (come l’inquinamento) e climatici, che possono impattare sul sistema immunitario e peggiorare lo stato di infiammazione allergica.

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Ad oggi ben dieci milioni di italiani soffrono di allergie e quest’anno hanno cominciato ad accusare i sintomi tipici molto prima del solito. (litalianews.it)

A tal proposito, dalla comunità medica arriva un nuovo allarme sulla trasformazione di certe allergie tipicamente “stagionali”. 

Che il cambiamento climatico sia ormai in atto – e che sia sempre più irreversibile – è sotto gli occhi di tutti. Una delle tante conseguenze sulla nostra salute riguarda proprio le allergie. Le condizioni meteo insolitamente miti e il precoce innalzamento delle temperature causano la fioritura anticipata di molte piante (betulla, parietaria, graminacee, cipresso, olivo e così via), prolungandola nel tempo, e in tal modo favoriscono una presenza degli allergeni nell’aria più a lungo che in passato e in concentrazione più elevata.

Il nuovo pericoloso “boom” delle allergie

Ad oggi ben dieci milioni di italiani soffrono di allergie (ma il dato è sicuramente sottostimato) e quest’anno hanno cominciato ad accusare i sintomi tipici molto prima del solito: rinite, congiuntivite, tosse stizzosa, per citare i casi più comuni, ma anche asma sono già in agguato, tra uno starnuto e l’altro. Un fenomeno che, a detta degli esperti, determinerà un aumento dei casi del 5% nei prossimi 5 anni, e un cambiamento dal punto di vista clinico di queste malattie, che saranno non più stagionali ma croniche.

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Complice il cambiamento climatico, i pazienti allergici sono esposti a uno o più allergeni per un arco di tempo più esteso. (litalianews.it)

Francesca Puggioni, specialista in malattie dell’apparato respiratorio e capo-sezione clinico organizzativo dell’Immuno Center di Humanitas di Rozzano, nonché membro del consiglio direttivo della Siaiic, la Società Italiana di allergologia, asma e immunologia clinica, conferma che “la progressiva tropicalizzazione del clima ha conseguenze importanti sull’ambiente vegetale e comporta che i pazienti allergici sono esposti a uno o più allergeni per un arco di tempo più esteso, con una durata più lunga della sintomatologia e un impatto significativo sulla qualità della vita, soprattutto se l’aderenza alle terapie non è ottimale o se si opta per il fai fa te.

La situazione è ulteriormente complicata dalla scarsità delle piogge e delle nevicate che non riescono ad abbattere la quantità di pollini in circolazione”. A destare preoccupazione sono soprattutto i soggetti asmatici: nel loro caso, le crisi potrebbero essere più frequenti e più difficili da gestire. E bisogna tenere presente che le allergie potrebbero manifestarsi anche a 70 anni…

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