Don Federico Tartaglia, con l’ok del vescovo Gino Reali, ha battezzato le tre gemelline di una coppia di omosessuali, nate in Canada con fecondazione in vitro e maternità surrogata. «Il vostro è un amore puro, sincero. La Chiesa non abbia più paura»
Una decisione che sta facendo discutere, ma che molti appoggiano senza se e senza ma. È la storia raccontata al reality show “Di Fatto. Famiglie”, andato in onda su Real Time proprio nei giorni del Family Day e dell’arrivo in aula del ddl Cirinnà, con protagonisti Simone Michelucci e Roberto Guidone, coppia omosessuale, ma soprattutto un parroco dalle idee ben chiare, don Federico Tartaglia, che ha deciso di andare contro la tradizione e battezzare le loro figlie. Si tratta di 3 bellissime gemelline, Viola, Melissa e Sofie, nate nell’ottobre del 2013 con fecondazione in vitro e maternità surrogata, grazie a due ragazze canadesi: Veronica, che ha donato gli ovuli, e Kelly, che ha portato avanti la gravidanza. «La tradizione ha sempre dichiarato che gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati, sono contrari alla legge naturale e in nessun caso possono essere approvati. Io sacerdote leggo queste cose, guardo voi e penso che non le condivido. Il vostro è un amore puro, sincero», ha detto don Federico Tartaglia, parroco a Roma, durante il battesimo delle tre gemelline nella chiesa di San Sebastiano, sull’Appia antica.
«Io non ho paura»
Riferendosi a Simone e Roberto ha parlato di «un amore puro, un amore che non ha paura», nella speranza che anche la Chiesa un giorno non abbia più paura: «Io non voglio avere paura, e vorrei che anche la Chiesa non ne avesse». Un discorso che ha spiazzato persino Simone e Roberto: «Don Tartaglia si è esposto più di quanto pensavamo». «Abbiamo deciso di farle battezzare perché siamo cattolici», ha spiegato papà Simone nel corso di “Di Fatto. Famiglie”. Nel filmato mostrato si vede anche il momento del battesimo delle bambine a Roma, erano presenti anche Viola e Kelly. Il battesimo è stato autorizzato dal vescovo di Porto e Santa Rufina, monsignor Gino Reali. Il viceparroco della Chiesa dove ha avuto luogo la cerimonia ha voluto sottolineare che «i bambini non hanno nessuna colpa e per questo a loro non va negato il sacramento».
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